giovedì 20 settembre 2012

Mario Melèndez


Mario Meléndez è nato a Linares, Chile nel 1971. Ha studiato Giornalismo e Comunicazione Sociale. Tra i suoi libri figurano:“Autocultura y juicio” (con introduzione del Premio Nacionale di Letteratura, Roque Esteban Scarpa), “Poesía desdoblada”, “Apuntes para una leyenda”, “Vuelo subterráneo”, “El circo de papel” e “La muerte tiene los días contados”.
Nel 1993 ha ottenuto il Premio Municipale di Letteratura nel Bicentenario di Linares. Sue poesie sono apparse in diverse riviste di letteratura latino-americana e in antologie nazionali e straniere. Agli inizi del 2005, è stato pubblicato nelle prestigiose riviste “Other Voices Poetry” e “Literati Magazine”. Nello stesso anno ha ottenuto il premio "Harvest International" alla migliore poesia in spagnolo assegnato dall’University of California Polytechnic, negli Stati Uniti.
Parte della sua opera è stata tradotta in italiano, inglese, francese, portoghese, olandese, tedesco, rumeno, bulgaro, persiano e catalano.
Per quattro anni ha vissuto a Città del Messico dove ha impartito lezioni di letteratura latinoamericana e realizzato diversi progetti culturali. Ha diretto una collana sui maggiori poeti latinoamericani per "Laberinto edizioni" e realizzato diverse antologie sulla poesia cilena e latinoamericana.
Da poco tempo vive a Pesaro. Ha collaborato con l'Università di Urbino "Carlo Bo" dove ha tenuto alcune lezioni di poesia e lettaratura ispanoamericana e dato lettura delle sue opere tradotte in italiano dal poeta e saggista Emilio Coco.
 



Siamo particolarmente orgogliosi di accogliere in questo blog, tra i primi in Italia, uno straordinario, giovane poeta cileno, Mario Meléndez, che le belle traduzioni di Salvatore Ritrovato dell’Università di Urbino e di Emilio Coco, ci permettono di leggere anche in italiano.
La poesia di Mario Meléndez è sorprendente, intensa, immaginifica, e tuttavia limpida, immediata; incontra i sogni e le ansie del lettore e fornisce loro ali di libertà e, insieme, rigore espressivo; è la confluenza di molti fiumi e tradizioni culturali; nei suoi versi si sente l’eco dei grandi poeti cileni, a cominciare da Pablo Neruda e Gabriela Mistral ma dentro si riconosce anche la grande tradizione visionaria di Garcia Marquez e di Amado, prorompente di metafore e suggestioni. Non dunque una sola tradizione, circoscritta in precisi confini culturali, ma un crogiuolo di storie e culture diverse, un mischiarsi di mari tumultuosi che sanno riunirsi infine in un unico, inimitabile stile, fatto di ritmi di assoluta purezza poetica.

Rilevante è anche la capacità di Mario Meléndez di penetrare l’immenso spettacolo della natura, di coglierne le armonie e le disarmonie cosmiche e di impiantarvi dentro la pietà verso l’uomo, perduto eppure vivo, di fronte alla vacuità della sua lotta contro l’utopia dell’eterno e il mistero della morte. Scrive di lui Emilio Coco, traduttore italiano di molti suoi versi:

Nella sua poesia si coglie qualcosa di impetuosamente fresco e agile: una ricchezza di movimenti e di aperture fantasiose quali di rado capita di trovare nella giovane poesia italiana. È il suo un cantare inesauribile nel suo immaginoso inventarsi e reinventarsi. È la singolarità di una voce che dissotterra, che architetta e musicalmente compone. ...Accade di rado di fare un incontro fortunato. Uno di quegli incontri che generosamente ci ripagano della nostra fatica col loro dono di poesia che si concede a chi abbia la pazienza e il gusto della letteratura volenterosa, non prevenuta.

Grazie Mario di averci chiesto di essere dei nostri. Ce ne sentiamo onorati.

Da "Appunti per una leggenda"
(in via di pubblicazione)


 AL DI LÀ DELLA CHITARRA
(traduzione di Emilio Coco)

a Víctor Jara



Al di là della chitarra

ci sono le mani separate dalla patria

un suono di ali che arde

un invito a orinare sulla terra

con il seme puro  del canto

Al di là della chitarra

il sangue disegna una musica violenta

e la testa del cantore si riempie di buchi

e di baci odorosi di morte

Al di là della chitarra

le strade piangono

la pioggia piange e cade in ginocchio

perché il figlio della terra

non completerà i suoi passi.

Al di là della chitarra

al di là dello scoppio

che spense i cuori

al di là di questa poesia

e con la ferita indimenticabile

di un tempo indimenticabile

gli occhi cercano Victor

al di là della chitarra

e della patria.




UN GIORNO RITORNERÒ AI TUOI OCCHI
(traduzione di Emilio Coco)
 


Un giorno ritornerò ai tuoi occhi

e comincerò di nuovo

ritornerò con un suono vuoto di metallo

e sole bagnato

cercherò tra le carte del tempo

il tuo corpo verde e tuoi capelli d’uva

ti coronerò in silenzio con la mia bocca

e con le mie mani che non finiscono

Tornerò da te e dal tuo sangue stellato

vedendo passar la sera come un’ombra antica

qualcosa si romperà là in alto e non saremo noi

qualcosa si brucerà all’istante con l’eco delle tue lenzuola

E tornerò più vivo, più puro, più affamato

e tornerò volando e rompendo penne

farò tutto per te, tutto in silenzio

che persino i galli allungheranno la notte

nel vederti nuda.




LA SPIAGGIA DEI POVERI
(traduzione di Emilio Coco)
1

I poveri trascorrono l’estate a un mare

che solo essi conoscono

Lì installano le loro tende

fatte di vimini e cellofan

e poi scendono a riva

per vedere l’arrivo delle scialuppe

indurite di addii

Sulla spiaggia

la miseria si abbronza bocconi

la fame prende il sole su uno scoglio

i bambini costruiscono rifugi sulla sabbia

e le ragazze passeggiano

con i loro bikini passati di moda

Esse stendono i loro asciugamani di carta

e si sdraiano a guardare le onde che s’infrangono

che ricordano loro la forma di un pane

o una cipolla

Nuotano i sogni in alto mare

Ed esse vedono il venditore di gelati

che accarezza i loro seni

o se stesse in viaggio verso la schiuma

da cui ritornano con vestiti nuovi

e un sorriso nell’anima


2


I poveri trascorrono l'estate a un mare

che solo essi conoscono

E quando scende la sera

e di fronte a loro si sveste l’orizzonte

e i gabbiani si schiodano dall’aria

per tornare a casa

e il crepuscolo è una pentola in comune

piena di pesci e colori

essi accendono i falò sulla sabbia

e cominciano a cantare e a ridere

e a respirare la breve storia dei loro nomi

e bevono vino e birra

e si ubriacano

abbracciati ai loro migliori ricordi

Nuotano i sogni in alto mare

Ed essi vedono i loro figli diretti verso la scuola

carichi di libri e scarpe e giocattoli

o se stessi di ritorno dal lavoro

con le tasche gonfie

e con un bacio dipinto sopra l’anima

E mentre essi sognano

spegne i loro falò la fame

e si mette a correre nuda sulla spiaggia

con le ossa piene di lacrime.



da

EL CIRCO DE PAPEL

Linajes Editores, Ciudad de México, 2008





El barco del adiós

Yo soy el niño que juega con la espuma

de los mares desahuciados

Por esa playa embanderada de gaviotas

yo estiro mis brazos como flojas redes

mientras las olas pellizcan mis sueños

y una sola lágrima revienta contra las rocas

Los arrecifes se asoman a la orilla

vienen descalzos a bailar sobre mi alma

y en sus labios traen algas y corales

la levadura del mar convertida en beso

Yo muevo mis pies entonces

como dos viejos remos

mi corazón es un océano de rostros y de manos

y yo entro en él sin darme cuenta

con mi equipaje de arena

aferrado al timón del viento

a la proa de los años

donde una voz que no es mi voz

eleva el ancla de este pequeño barco

que se aleja con mi infancia a bordo

 

 


La barca degli addii   

(Traduzione di Salvatore Ritrovato)


Io sono il bambino che gioca con la schiuma
dei mari ormai incurabili
Lungo questa spiaggia imbandierata di gabbiani
stiro le mie braccia come reti lasche
mentre le onde pizzicano i miei sogni
e sola una lacrima si frange sulle rocce
Alle rive si affacciano gli scogli
vengono a ballare a piedi nudi sulla mia anima
e sulle loro labbra portano alghe e coralli
il lievito del mare che diventa bacio
Muovo i miei piedi allora
come due vecchi remi
il mio cuore è un oceano di volti e mani
e vi entro senza rendermi conto
con il mio bagaglio di sabbia
aggrappato al timone del vento
alla prua degli anni
dove una voce che non è la mia voce
solleva l’ancora di questa piccola barca
che si allontana con la mia infanzia a bordo

Apuntes para una leyenda

Una mujer está parada sobre un puente
que no existió jamás
Su piel que jamás fue besada
flota sobre las aguas del tiempo
como un recuerdo sin rostro

Una carta que jamás fue leída
lucha por alcanzar la orilla
para que alguien la descubra

Un hombre que jamás ha leído
que no sabe leer
que no aprendió jamás
halla la carta y el cuerpo
debajo de ese puente

El hombre llora de impotencia
mientras la carta se deshace
entre sus dedos

El río que está lleno de lágrimas
se apiada de aquel hombre
y le revela el secreto de esa carta


Y el hombre loco de amor
junta sus noches y delirios
para arrojarse de ese puente
que no existió jamás
 


Appunti per una leggenda

(Traduzione di Salvatore Ritrovato)



Una donna è ferma su un ponte
che non è mai esistito

La sua pelle che non fu mai baciata
galleggia sulle acque del tempo
come un ricordo senza volto


Una lettera che mai fu letta
lotta per raggiungere la riva
perché qualcuno la scopra

Un uomo che mai ha letto
che non sa leggere
che non ha mai imparato
trova la lettera e il corpo
sotto quel ponte

L’uomo piange di impotenza
mentre la lettera si disfa
tra le sue dita

Il fiume che è pieno di lacrime
ha pietà di quell’uomo
e gli rivela il segreto di quella lettera

E l’uomo pazzo d’amore
unisce le sue notti e i suoi deliri
per lanciarsi da quel ponte
che non è mai esistito.

2 commenti:

  1. Struggente, crudo, reale e al tempo stesso magnificamente poetico. Una meravigliosa scoperta!

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  2. Mario partecipava alla serata successiva alla mia, quindi nel reading di Pesaro, magistralmente organizzato da Laura Corraducci, non ci siamo incrociati e mi sarebbe piaciuto tanto. Ne sono ancora più certa dopo aver letto i suoi versi riportati qui.
    Fosca

    RispondiElimina

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