giovedì 11 febbraio 2016

Antonella Antonelli

Dopo "In una notte lunga di un giorno che non conta" segnaliamo questo nuovo libro di Antoella Antonelli 

SULLO STANCO MANTRA  (Ed. Progetto Cultura)




acquistabile a € 5,10 presso:

Mondadori Store
http://www.mondadoristore.it/Sullo-stanco-mantra-Antonella-Antonelli/eai978886092773/ 
IBS
http://www.ibs.it/code/9788860927736/antonelli-antonella/sullo-stanco-mantra.html
Edizioni Progetto Cultura
http://www.progettocultura.it/713-sullo-stanco-mantra-9788860927736.html 


Nota critica
di Renato Fiorito

In  genere, le note introduttive annoiano, il poeta che spiega se stesso spesso è pleonastico, non però nella nota introduttiva di Antonella Antonelli che è poesia essa stessa e, perfino, tra le più belle che io abbia letto, poiché spiega davvero, aprendo il cuore ad accogliere la poetica di “Sullo stanco mantra”, la nuova piccola, intensa raccolta di 12 poesie di Antonella.
E’ lei stessa infatti che ci spiega il perché di questa silloge, e io, che non saprei dire meglio, mi arrendo e mi limito a copiare stralci della sua nota: “Cercavo un ritmo che… si facesse preghiera, un mantra che guarisse le ferite… e piano, piano il vuoto si è riempito di lettere diventate… fiume o cielo. Parole prive di rassegnazione... Lo stanco mantra è la consapevolezza che si può perdere ogni cosa ma non se stessi… Scrivere poesia è questo… un fico d’India in mano ad un bambino. “
Poesia dolce e insieme disperata è questa di Antonella Antonelli che, con una sensibilità accesa, spesso febbrile, ricorda per stile e furore quella di una grande poetessa del ‘900, Maria Marchesi, ora purtroppo quasi dimenticata. Le emozioni che noi inutilmente cerchiamo di domare, lei le lascia invece a briglia sciolta senza preoccuparsi di dove la porteranno. Versi densi di colore, prosodie, allitterazioni, rigore ritmico, e dietro la risacca delle parole “si placa il cuore/ riemerge bambino”. 
Un mare in tempesta, dunque, fatto di emozioni, fughe, bilanci intransigenti e senza sconti soprattutto con se stessa, tesi a inseguire un’utopia di perfezione a cui non vuole rinunciare, nonostante la paura che ogni abisso fa: “Chiedo perdono al mondo/ perché ho rubato tutto. /Profonde le galassie / profondi anche gli abissi/ c’è un solo mostro in fondo. / Seppure legato / si nutre del mio timore”   
Antonella sa di muoversi solitaria, ma non cerca compagnia e apparentemente non cerca consenso, ma nella sua solitudine c’è un grido che pretende amore e tradisce la coscienza viva del proprio valore: “E’ della nostra unicità che si compone il tutto.”
E infine c’è una confessione, lunga difficile, severa, che mette in discussione la sua e le nostre vite, il nostro andare prudente, e ci fa sentire debitori insolventi del mondo e, tuttavia, creditori di una felicità che non abbiamo saputo conquistare. “E queste colpe/ le colpe/ chi le toglierà/ dal mio pigiama/ di lana/ alla divisa / lisa / di carcerata/ negriera e carceriera /spietata."
Una silloge da leggere dunque, per andare là dove da soli non sapremmo, rara  e bruciante in questo panorama poetico un poco asfittico, un poco conformista; rara per concezione lessicale, per sincerità e profondità di analisi, per musicalità del verso e fantasmagoria delle immagini che si si susseguono serrate come note di un sorprendente concerto. 


E' già luce da qualche parte


Ecco,
cade l'ultima goccia
dalla brocca.
Quella sola è rimasta
d'una notte di festa.
Si ferma gonfia,
per un attimo
inghiotte la luna.
L'abitudine ci addita.
Sono tutte uguali
queste morti,
issano bandiera bianca.
E' già luce
da qualche parte.
Ognuno si poggia
a qualcosa di non suo.
Non ci appartiene il terreno.
Dondoliamo senza colpa
senza grazia.
Perdonate
la nostra incapacità
di saltimbanchi.
Ecco,
cade l'ultima goccia
nel bicchiere.
Fa lo stesso rumore
del sacco della vita.



Nessun commento:

Posta un commento

Grazie per il commento. Verrà pubblicato dopo essere stato moderato.