mercoledì 8 ottobre 2025

Umberto Piersanti

Umberto Piersanti - L’isola tra le selve – Poesie scelte 1967/2024 - (Marcos y Marcos 2025)

 


Umberto Piersanti è tra i maggiori poeti della letteratura italiana contemporanea. Ha insegnato Sociologia della letteratura all’Università di Urbino ed è presidente del Centro mondiale della poesia Giacomo Leopardi. 
Poeta, narratore e saggista, è autore di 19 raccolte poetiche, 6 romanzi, saggi e opere di critica letteraria, Nel 1967 ha esordito con la silloge La breve stagione. Tra le successive raccolte segnaliamo:  I luoghi persi, Nel tempo che precede, L’albero delle nebbie, Campi d’ostinato amore con cui nel 2020 ha vinto il Premio Saba, Altri premi rilevanti sono stati il  Camaiore (1982), il Premio Nazionale Letterario Pisa (1994), il Frascati Poesia (2003), il Premio Pascoli (2008), il Premio Umberto Saba (2021). il Premio Alfonso Gatto, il Premio Penne, il San Pellegrino e il Mario Luzi.

 


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L'isola tra le selve - Umberto Piersanti - Libro - Marcos y Marcos - Le ali | IBS


Vi sono poeti che sembrano tali sin dal loro apparire, per il solo aspetto esteriore, e Umberto Piersanti è uno di questi. Se guardo la sua foto, vedo il sorriso mansueto, la nobile barba bianca, la sciarpa colorata, il candido cappello a falde larghe e un guizzo ironico nello sguardo che istintivamente mi fanno pensare che questo è un poeta. 

La conferma arriva poi dalla lettura di questa sua silloge, L’Isola tra le selve, che subito mi coinvolge. Per prima cosa l'emozione. È così raro trovare la semplicità di un’emozione nella gran parte delle poesie d’oggi; l'impegno letterario si, la ricerca linguistica e lo studio pure, ma quasi mai il fremito di una vera emozione. La sua invece è una poesia commovente poiché parla, con veridicità e naturalezza, della vita di tutti i giorni, dei suoi fragili sogni, e del tempo che passa sopra di loro e li sbiadisce. Ci dice della giovinezza perduta, delle prime passioni, dell’amore per la terra natia e per la gente che la abita, che è poi la terra delle Cesane, che è anche la nostra terra, l’Itaca a cui vorremmo tornare:

“Itaca è là/ così vera/ e presente, /fatta di terra/ e acque e foglie/ l’hai intravista/ e persa mille volte,/ un’isola nel mezzo/ di fitte selve,/ forse impossibili/ da solcare.” (pag. 227)

La prima poesia del libro è un frammento lirico che potrebbe essere assunto come manifesto illustrativo dell’intera raccolta, uno squarcio sintetico su quanto poi si leggerà:

“Ricordi la casa perduta tra i greppi/ il sapore del fieno/ e l’immensa famiglia contadina? Il primo bacio stupito al Cappuccini/ e Dio e la morte a sedici anni?”

Queste poesie, scritte nel corso di un sessantennio, quasi un’intera vita, raccontano la storia dell’uomo, il suo percorso poetico, disinteressato alle mode e alle vecchie avanguardie, ormai esaurite, e alle nuove, che pure, in gran parte, si esauriranno presto, per ritrovare la bellezza del verso classico, la limpidezza delle immagini, la comprensibilità dei sentimenti. 

In proposito, nella sua prefazione, il filologo e critico letterario Massimo Raffaeli giustamente osserva che la poesia di Umberto Piersanti è “segnata da una perfetta alterità rispetto al decorso dei poeti della sua generazione formati nell’età di un acceso sperimentalismo e, presto, colpiti dall’interdetto alla poesia dove si è conclusa la parabola della neoavanguardia.”. 

Egli si muove lungo una direttrice neo-classica che, come scrive il prefattore, va da Pascoli (l’amore per la famiglia) a Leopardi (l’apertura stupita e dolorosa all’universo), da Carducci (la purezza delle immagini) a Ungaretti (l’asciuttezza del verso) fino a Pavese (l’attaccamento alla propria terra) e Neruda (per la ricchezza sfarzosa delle metafore) nella quale, via via, questi influenzano a turno, o tutti insieme, la stesura dei versi.

Le liriche, raccolte in 11 capitoli, scandiscono i tempi di un viaggio letterario che ripercorre in maniera suggestiva e onirica i luoghi dell’infanzia, i ricordi legati alla guerra, alla terra delle Cesane, all’amore per la natura e la famiglia, a partire dalla madre, evocata con amore e nostalgia, come nella poesia “Solo un anno è passato”:

…ci fu un tempo felice nella casa/ col padre e le sorelle, tu ci guidi, / ma la vita e la morte ci disperse/ rimanesti con me ad aspettarmi/ ti ringrazio madre per quei giorni. (pag.120),  

e per il figlio Jacopo, sofferente di una grave forma di autismo, verso il quale il poeta esprime un pudico ma struggente dolore per la sua condizione straniante: 

io e te forestieri/ in questa sala,/ e tu straniero/ anche dentro il mondo. (pag.155),

insieme allo spaesamento del cuore di fronte all’incerto futuro:

…ma il cavaliere conosce/ la sua meta? / sa dove conduce/ la bianca strada? la meta, quella/ neppure la sospetto, / ma le colline si, / sono le mie…  (pag.186)

In Umberto Piersanti il verso appare dunque melodico, narrativo, aderente alle vicende concrete, seppure traslate in un tempo mitico e sognante in cui ogni dettaglio si trasforma in emozione, diventando la porta attraverso la quale è possibile accedere a una diversa realtà, sospesa tra simbolismo e metafisica. La scansione ritmico-musicale e la sincerità dei versi li salvaguarda dal rischio di malinconie e rimpianti di maniera, diventando la porta attraverso cui è possibile accedere a una diversa realtà, sospesa tra simbolismo e metafisica. La sua poetica, infatti, pur legata alla terra e alle radici, non è mai localistica e chiusa in se stessa ma allude sempre ad altro e si fa strumento per orientarsi nel mondo e capirne le dinamiche esistenziali.

In conclusione, questa bella e ampia antologia, che raccoglie poesie provenienti da precedenti raccolte, aggiungendone altre, conferma in Piersanti un letterato necessario in tempi così cinici e feroci, ponendosi egli come mite ma solida barriera alla catastrofe spirituale, consentendo a noi di meglio affrontare i marosi e uscire confortati e arricchiti dalla sua lettura.

Renato Fiorito

Roma, 10 ottobre 2025

 

 

Poesie tratte da “L’isola tra le selve”

 

L’osteria del mare

 

Quell’osteria, madre,
in quale vicolo persa,
laggiù, sul mare?
Madre, giovane madre,
fu la nostra vacanza,
la sola forse,
allora non usava,
e quei fischioni rossi
con foglie verdi [1]
mai ne ho trovati altri
così perfetti
e l’azzurro d’intorno
ci cerchiava,
ci ubriacava di luce
sulla panca
 
sono sceso alla costa
l’ho cercata,
ma il tempo muta
e le strade e le case,
cambia perfino l’aria
 
era l’aria allora
così diversa
io la solcavo
stretto alla tua mano,
la tua veste leggera che risplende
contro l’Ardizio[2]
verde come il fosso
dove fatica la gente
del mio sangue
 
io quei giorni
me li porto dentro,
il cammino mi fanno
più leggero.
 
(Ottobre 1992)

  

Il bosco di castagni

 

 Il bosco di castagni
lontano, il più lontano,
oltre ogni greppo
oltre ogni fosso
e valle,
sotto remoti monti.
E la stagione?
Il tempo?
no, non ricordo,
solo c’era l’asiatica
e non s’andava a scuola,
potevi camminare
il giorno intero.
E i compagni?
di loro più
non so il viso
e l’andatura,
uno era alto,
l’altro tozzo e forte
e giungemmo tardi alla radura
che tra i castagni splende
e li rischiara
 
s’aprivano i sentieri
tutt’attorno,
e se ne prendi uno
quello è la sorte
e accompagna i tuoi giorni
e le vicende,
solo era difficile
staccarsi,
avevamo fatto
tanta strada insieme,
nella radura poi
si stava bene,
l’erba soffice e alta
ti ci puoi sdraiare,
sui rami canta
il verdone e i fringuelli,
fino a un’ora tarda
restammo lì distesi
 
ma prima che fa buio
bisogna andare,
ognuno prende da solo
la sua strada.

 

(Febbraio 2020)

  

Il capriolo

 

Il capriolo piccolo
s’è perso,
gemono rami e erbe
al suo gran pianto,
forse lo trova il lupo,
forse la madre.
 

 


[1]I fischioni sono uccelli acquatici (anatre selvatiche), con il petto rossastro e le ali con riflessi verdi. Il verso è dunque un lampo cromatico, un’immagine sensoriale e pittorica, tipica di Piersanti:

 

[2] ’Ardizio è un promontorio costiero che si trova sul litorale adriatico tra Pesaro e Fano,

 


 

 Poesie tratte da “L’isola tra le selve”

 

L’osteria del mare

 

Quell’osteria, madre,

in quale vicolo persa,

laggiù, sul mare?

Madre, giovane madre,

fu la nostra vacanza,

la sola forse,

allora non usava,

e quei fischioni rossi

con foglie verdi [1]

mai ne ho trovati altri

così perfetti

e l’azzurro d’intorno

ci cerchiava,

ci ubriacava di luce

sulla panca

 

sono sceso alla costa

l’ho cercata,

ma il tempo muta

e le strade e le case,

cambia perfino l’aria

 

era l’aria allora

così diversa

io la solcavo

stretto alla tua mano,

la tua veste leggera che risplende

contro l’Ardizio[2]

verde come il fosso

dove fatica la gente

del mio sangue

 

io quei giorni

me li porto dentro,

il cammino mi fanno

più leggero.

 Ottobre 1992

 

 

Il bosco di castagni

 

Il bosco di castagni
lontano, il più lontano,
oltre ogni greppo
oltre ogni fosso
e valle,
sotto remoti monti.
E la stagione?
Il tempo?
no, non ricordo,
solo c’era l’asiatica
e non s’andava a scuola,
potevi camminare
il giorno intero.
E i compagni?
di loro più
non so il viso
e l’andatura,
uno era alto,
l’altro tozzo e forte
e giungemmo tardi alla radura
che tra i castagni splende
e li rischiara

 

s’aprivano i sentieri
tutt’attorno,
e se ne prendi uno
quello è la sorte
e accompagna i tuoi giorni
e le vicende,
solo era difficile
staccarsi,
avevamo fatto
tanta strada insieme,
nella radura poi
si stava bene,
l’erba soffice e alta
ti ci puoi sdraiare,
sui rami canta
il verdone e i fringuelli,
fino a un’ora tarda
restammo lì distesi

 

ma prima che fa buio
bisogna andare,
ognuno prende da solo
la sua strada.

Febbraio 2020


Il capriolo

 

Il capriolo piccolo

s’è perso,

gemono rami e erbe

al suo gran pianto,

forse lo trova il lupo,

forse la madre.

 

 

 

 



[1]I fischioni sono uccelli acquatici (anatre selvatiche), con il petto rossastro e le ali con riflessi verdi. Il verso è dunque un lampo cromatico, un’immagine sensoriale e pittorica, tipica di Piersanti:

 [2] ’Ardizio è un promontorio costiero che si trova sul litorale adriatico tra Pesaro e Fano,


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