Umberto Piersanti - L’isola tra le selve – Poesie scelte 1967/2024 - (Marcos
y Marcos 2025)
Poeta, narratore e
saggista, è autore di 19 raccolte poetiche, 6 romanzi, saggi e opere di critica
letteraria, Nel 1967 ha esordito con la silloge La breve stagione. Tra
le successive raccolte segnaliamo: I
luoghi persi, Nel tempo che precede, L’albero delle nebbie, Campi d’ostinato
amore con cui nel 2020 ha vinto il Premio Saba, Altri premi rilevanti sono
stati il Camaiore (1982), il Premio Nazionale Letterario Pisa (1994),
il Frascati Poesia (2003), il Premio Pascoli (2008), il Premio Umberto Saba
(2021). il Premio Alfonso Gatto, il Premio Penne, il San Pellegrino e il Mario
Luzi.
L'isola tra le selve - Umberto Piersanti - Libro - Marcos y Marcos - Le ali | IBS
Vi sono poeti che appaiono tali anche nel loro aspetto esteriore e Umberto Piersanti è uno di questi. Se guardo la sua foto, vedo il sorriso mansueto, la nobile barba bianca, la sciarpa colorata, un candido cappello a falde larghe e il guizzo ironico dello sguardo e mi dico che forse questo è un poeta. Poi la conferma arriva dalla lettura dei versi di questa raccolta, L’Isola tra le selve, che subito mi coinvolge. Per prima cosa c'è l'emozione. È così raro provare nella gran parte delle poesie d’oggi la semplicità di un’emozione; l'impegno letterario si, la ricerca linguistica e lo studio pure, ma quasi mai l’emozione. Questa è invece un libro commovente, poiché parla con naturalezza e veridicità dei sogni e della vita che passa sopra di essi, degli affetti, dell’amore per la terra, che è la terra delle Cesane, della giovinezza, degli amori giovanili, ma che diventa anche la nostra terra, l’Itaca a cui vorremmo tornare: Itaca è là/ così vera/ e presente, /fatta di terra/ e acque e foglie/ l’hai intravista/ e persa mille volte,/ un’isola nel mezzo/ di fitte selve,/ forse impossibili/ da solcare. (pag. 227)
Il
primo verso del libro è un breve frammento lirico che mi pare un manifesto
efficace dell’intera raccolta, uno squarcio sintetico su quanto leggeremo: “Ricordi
la casa perduta tra i greppi/ il sapore del fieno/ e l’immensa famiglia
contadina? Il primo bacio stupito al Cappuccini/ e Dio e la morte a sedici
anni?”
Sono poesie
scritte nel corso di un sessantennio, quasi un’intera vita, che racchiudono la
storia di un uomo, il percorso di un poeta disinteressato alle mode, alle vecchie
avanguardie, ormai esaurite, e alle nuove che pure in gran parte si esauriranno,
per ritrovare la bellezza di un verso classico, la limpidezza delle immagini, la
comprensibilità dei sentimenti. In proposito, nella sua prefazione, il filologo
e critico letterario Massimo Raffaeli giustamente osserva che la poesia di
Umberto Piersanti è “segnata da una perfetta alterità rispetto al decorso
dei poeti della sua generazione formati nell’età di un acceso sperimentalismo e,
presto, colpiti dall’interdetto alla poesia dove si è conclusa la parabola
della neoavanguardia.”.
Piersanti
si muove infatti lungo una direttrice che va da Pascoli (l’amore per la
famiglia) a Leopardi (l’apertura stupita e dolorosa all’universo), da Carducci (la
purezza delle immagini) a Ungaretti (l’asciuttezza del verso) fino a Pavese (l’attaccamento alla propria terra) e Neruda (la sfarzosa ricchezza
delle metafore), nella quale, via via, questi grandi della letteratura concorrono a turno, o tutti
insieme, a ispirare la stesura poetica.
Le
liriche, raccolte in 11 capitoli, scandiscono i tempi di un viaggio letterario che ripercorre in maniera suggestiva e onirica i luoghi dove il poeta è cresciuto, i suoi ricordi legati alla guerra, la terra delle Cesane, l’amore per la natura e la
famiglia, a partire dalla madre, rievocata con amore e nostalgia, ad esempio nella poesia “Solo un anno è passato” dove si dice che “…ci fu un tempo felice nella casa/ col padre e le
sorelle, tu ci guidi,/ ma la vita e la morte ci disperse/ rimanesti con me ad
aspettarmi/ ti ringrazio madre per quei giorni,” (pag.120), al figlio Jacopo, sofferente di una grave
forma di autismo, per il quale il poeta esprime un pudico ma struggente dolore
per la sua condizione straniante: io e te forestieri/ in questa sala,/ e tu
straniero/ anche dentro il mondo. (pag.155), e lo spaesamento del cuore di
fronte al futuro: …ma il cavaliere conosce/ la sua meta? / sa dove conduce/
la bianca strada? la meta, quella/ neppure la sospetto, / ma le colline si,/
sono le mie… (pag.186)
Nel nostro poeta il verso appare melodico, narrativo, aderente alle vicende concrete. pur se traslate in un tempo mitico e sognante in cui ogni dettaglio diventa emozione. La
scansione ritmico-musicale e la sincerità dei versi li salvaguarda dal rischio
di malinconie e rimpianti di maniera, diventando la porta attraverso cui si può
accedere a una nuova realtà, sospesa tra simbolismo e metafisica.
La
sua poesia, pur legata alla terra e alle radici, non è mai localistica e chiusa
ma si fa mezzo per orientarsi nel mondo e capirne le problematiche esistenziali.
Un bel libro, dunque, questo di Umberto Piersanti, che si conferma un letterato
indispensabile in tempi così aridi e feroci, ponendosi egli come fragile e mite
resistenza alla catastrofe generale dello spirito e che consente a noi di
uscire confortati e arricchiti dalla sua lettura.
Renato
Fiorito
Roma,
7 ottobre 2025
Poesie
tratte da “L’isola tra le selve”
L’osteria
del mare
Quell’osteria,
madre,
in
quale vicolo persa,
laggiù,
sul mare?
Madre,
giovane madre,
fu
la nostra vacanza,
la
sola forse,
allora
non usava,
e
quei fischioni rossi
con
foglie verdi [1]
mai
ne ho trovati altri
così
perfetti
e
l’azzurro d’intorno
ci
cerchiava,
ci
ubriacava di luce
sulla
panca
sono
sceso alla costa
l’ho
cercata,
ma
il tempo muta
e
le strade e le case,
cambia
perfino l’aria
era
l’aria allora
così
diversa
io
la solcavo
stretto
alla tua mano,
la
tua veste leggera che risplende
contro
l’Ardizio[2]
verde
come il fosso
dove
fatica la gente
del
mio sangue
io
quei giorni
me
li porto dentro,
il
cammino mi fanno
più
leggero.
Ottobre
1992
Il bosco di
castagni
Il bosco di
castagni
lontano, il più lontano,
oltre ogni greppo
oltre ogni fosso
e valle,
sotto remoti monti.
E la stagione?
Il tempo?
no, non ricordo,
solo c’era l’asiatica
e non s’andava a scuola,
potevi camminare
il giorno intero.
E i compagni?
di loro più
non so il viso
e l’andatura,
uno era alto,
l’altro tozzo e forte
e giungemmo tardi alla radura
che tra i castagni splende
e li rischiara
s’aprivano i
sentieri
tutt’attorno,
e se ne prendi uno
quello è la sorte
e accompagna i tuoi giorni
e le vicende,
solo era difficile
staccarsi,
avevamo fatto
tanta strada insieme,
nella radura poi
si stava bene,
l’erba soffice e alta
ti ci puoi sdraiare,
sui rami canta
il verdone e i fringuelli,
fino a un’ora tarda
restammo lì distesi
ma prima che fa
buio
bisogna andare,
ognuno prende da solo
la sua strada.
Febbraio 2020
Il
capriolo
Il
capriolo piccolo
s’è
perso,
gemono
rami e erbe
al
suo gran pianto,
forse
lo trova il lupo,
forse
la madre.
[1]I fischioni
sono uccelli acquatici (anatre selvatiche), con il petto rossastro e le ali con
riflessi verdi. Il verso è dunque un lampo cromatico, un’immagine sensoriale e
pittorica, tipica di Piersanti:
[2] ’Ardizio
è un promontorio costiero che si trova sul litorale adriatico tra Pesaro e Fano,
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