FONTANONE 2025

 

POETI PER IL GIUBILEO
FONTANONE DEL GIANICOLO - GIARDINI DELL'ACQUA PAOLA



Direttore Artistico della rassegna
Gabriele Manili



Hanno partecipato

i poeti:
Lucianna Argentino, Marco Belocchi, Luca Benassi, Mauro Corona,  Anna Maria Curci, Raffaela Fazio, Francesca Liani, Tiziana Marini, Monica Martinelli, Anita Napolitano, Marco Onofrio, Plinio Perilli, Rossella Seller, Guido Tracanna, Michela Zanarella;

gli attori:
Marco Belocchi, Eduardo Fiorito, Angelo Filippo Iannoni Sebastianini;

i musicisti: Giacinto Mazzola e Amedeo Morrone.




Le poesie

Lucianna Argentino

 

E’ tornato maggio coi suoi deserti asili

e gli impensati vuoti

abbracciati al silenzio dei cortili

quando non c’è altra musica

che lo sfrecciare alto delle rondini

il loro garrito che rammenda l’aria

lacerata dalla paura di chi tra quattro mura

sente che la vita è vita condensata

e come gli atomi perdendo energia

emette luce. E luce allora sia

e illumini ciò che ci fa umani

mostri che non è radice il male

ma lo recide l’essere amati e amare

- l’impegno quotidiano

di chi con le parole dalle cose

estrae splendore.

 

 

Marco Belocchi  

 

Preghiera

 

Io prego, prego per i morti,

ma non per i morti nell’avito letto

consumato il corso

circondati d’affetto.

E nemmeno per i morti per accidente

senza preavviso

per un destino incoerente.

E neanche per i morti in battaglia

per la terra o un aspro ideale

finiti nel fango

per un colpo di mitraglia.

No, non prego per questi

seppure li compiango,

ma per i condannati dall’umana giustizia

quella inappellabile, ferma

come la mano di Dio,

eretici schiavi ribelli

colpevoli o innocenti,

bruciati crocifissi fucilati impiccati

o più compassionevolmente ghigliottinati

elettrificati o ancor meglio avvelenati.

Ecco per loro prego,

per la traccia che ognuno ha lasciato,

per l’ultima sigaretta

per quello spicchio di cielo grigio

all’alba, per l’aria sporca,

per i miasmi che esalano

i cuori dei giusti.

 

Luca Benassi

 

Giubileo degli ultimi alla stazione Termini

 

Il 29 luglio 2013 Andrea Olivero, una trans colombiana di 30 anni senza fissa dimora, veniva uccisa a bastonate alla stazione Termini di Roma. Il suo corpo gonfio per le percosse veniva trovato lungo il binario 10. In precedenza era stata aggredita ad Ostia, aveva trascorso sette mesi in coma e al suo risveglio non aveva potuto più muovere un braccio e trascinava a fatica una gamba.

 

 

La strada è un buio che si accende

di notte davanti alla stazione,

mentre metto insieme i mozziconi

per fare una sigaretta intera.

La paura, su questa banchina,

è un pane che spezziamo insieme

come queste ossa che esultano

alla fine del binario dieci.

Mi hanno contato la pelle,

la mano lesa, il sorriso storpio,

questa grazia deforme

come una ninfa incompiuta

che zoppica al fondo delle pensiline.

Mi hanno regalato la dolcezza dei bastoni

e una luna affilata, mentre cadevo sotto i colpi

al precipitare del dolore

in questa estate che brucia

e regala il nome alla luce e al sogno.

 

 

Mauro Corona

 

Vita fedele a se stessa e però inoperosa

schiava di queste leggi ma tesa nell’ignoto

pronta ad arrendersi ma pure a rilanciarsi

fiume d’estate in secca e poi torrente rovinoso

ti muovi, cerchi giustizia nell’aria e nella luce,

i soli testimoni della tua esistenza,

cerchi verità, cerchi pace ed approdo.

Cerchi l’alba, il giorno, notte dopo notte,

ciò che si ripete incessante e ciò che muta,

crei e poi disfi, accumuli e ti liberi,

apri limpida la mente come specchio

ma rifletti il vuoto, il tuo tormento

nella tua umanità, in ciò che sempre speri,

in ciò che manca, nella memoria, nel tempo

nel suo eterno fluire o nell’istante, mentre io

lascio che il mio orizzonte sia questa siepe

che mi nega il sole.

 

Anna Maria Curci

 

Macchie di arbusti, margini di strade. Voci di piante a Gaza

 

I – Arum o delle smentite

 

Violaceo il fiore, la mia “calla nera”,

rosso chiaro le bacche, tonda luce,

vi offro le mie foglie e brilla il verde.

Cibo e bellezza sono – non fatale.

 

II – Gundelia o dello slancio

 

Non fermarti al timore delle spine

non ti spaventi l’involucro irto

lasciati amare dal mio stelo alato

dai semi sparsi che vogliono fiorire.

 

III – Timo o della resistenza

 

Sapido e forte è il timbro della pace

diffonde aroma con il soffio del vento

attraversa l’orrore e non scorda non tace

raccoglie e nomina – resiste alla menzogna.

 

 

Raffaela Fazio

 

Semplice

 

Rendimi semplice

Amore

come una cosa che al tatto

cede calore

come tre spicci di resto

come una frase piana

che non va riletta

come un assenso mai chiesto

che tutto proprio tutto

profuma

di mughetto.

 

 

*

 

Madre di cieli e nude cave,

di intarsi esposti e vene non viste,

sia reso lieve e terragno

il tuo nome,

si ramifichi il segno,

ci fecondi la tua volontà.

 

Oggi e domani

dacci in dono le tue labbra

fatte di luci di piogge

che non conosciamo.

Smuovi in noi la ruota

dall'acqua che ristagna

nel solco finto.

 

Non darci vergogna

o rimpianto

né paura

di essere il tuo sogno:

                       creatura.

 

Renato Fiorito

 

Pane

 

A Rafah distribuiscono il pane.

Gira in fretta la voce.

Abu Salah inizia a correre

per averne anche lui.

A migliaia da Al Mawasi a Tel Al Sultan

si ammassano sulla strada

sotto l’incalzare del sole

sognando un pacco alimentare.

Donne con bambini, adulti in bicicletta,

carretti trainati da asini,

ragazzini con scodelle di latta

e la carestia scavata sul volto.

Tra le reti metalliche i soldati

incanalano la folla

e osservano se un popolo affamato

sa arrivare agli scatoloni

senza ammazzarsi l'un l'altro.

All’esterno dell'area

carri armati e cecchini

appostati tra le dune

controllano coi fucili spianati.

Filmano la scena le telecamere

e ne tengono memoria.

Abu Salah è riuscito a prendere

zucchero e farina, riso e gallette

per sopravvivere qualche giorno.

Se sarà ancora vivo

farà poi un altro viaggio.

La folla assalta i pochi camion

e i soldati sparano in aria per ammonirla.

Al termine di un giorno di fine maggio,

meno infelice di tanti altri,

si contano sette morti e sessanta feriti.

Ma Abu Salah è vivo

e potrebbe tornare a casa

con il suo bambino

ma non lo fa

si siede sul pacco

sottratto a altre mani disperate

e piange per l’umiliazione.

Il figlio gli si fa vicino

e lo conforta con le piccole mani

come se fosse lui il più forte

e forse lo è davvero.

 

Francesca Liani

 Ospite a sorpresa

 

Eppure

nonostante la stanchezza della mente

e gli affanni del cuore

so ancora vibrare

alla ridente bellezza del mondo.

Ascoltare il silenzio

carpire negli occhi segreti

e indicibili promesse dentro bocche serrate.

Ho ancora fantasia

per immaginare

scenari imprevisti

storie a lieto fine

sorrisi come manna dal cielo

Speranze non piegate al destino.

In fondo fluire

è accettare d'essere transito

acqua, pietra, sabbia, ruscello,

paesaggio mai uguale a se stesso.

Esserci senza mai appartenersi

nel flusso del tempo.

E così ogni giorno

gentilmente

mi accolgo

come ospite a sorpresa

prima di immergermi

nel nuovo viaggio

d' essere altra.

 

 

Tiziana Marini

 

Non conosco pace

 

Non conosco pace che non sia

guardare la bella stagione

oltre il vetro ghiacciato

con il verde punteggiato

di speranza, lontano

più in là della nebbia

e i bambini, fiori senza terra

tutt’uno con quel verde.

Non conosco pace

che non sia rumore

di porte che si aprono

al perdono e voci concordi.

Una visione che espande

il mio cuore fino al tuo

e per la quale un bambino diventerà

domani un uomo.

Prego per questo come posso.

 

 

Monica Martinelli

 

Un autunno di pace

La fine dell'estate cambia i colori al cielo

là dove si lega alla terra,

quell'orlo di speranza che ci abita

e ci abitua a sentirne la fragile bellezza.

L'imprevisto di un tuffo

o l'attesa di una carezza:

finestre aperte sul silenzio,

assalti di pace alla tenerezza.

Il profumo di un ramo reciso

che reclama il suo albero,

quel sentore di linfa

che scorre e si spreca.

Ma quest'autunno è strano:

non c'è pace né tregua,

solo grovigli di violenza e resa all'odio,

come vessillo di esseri preistorici

senza Dio che osserva e riflette

sul suo mancato capolavoro.

(ottobre 2023, dopo lo scoppio della guerra in Palestina)

 

 

Anita Napolitano

 

Gaza “Parco giochi  di Shati”

 

Ho piegato le mie ginocchia su questa terra

e ho pianto per i miei fratelli

L’ho visto quel palo,

quel palo della morte

e ho fatto il segno della croce

L’ho vista la scure che sfigura,

ho visto il razzo propagarsi in cielo e il fumo nero.

 

E tra le radure e gli anfratti l’angelo della morte,

ho udito le urla strazianti di una madre

per il sangue sparso di suo figlio

e l’innocente canzonetta della giovinetta

in cerca dei suoi giochi.

L’ho visto il bimbo scalzo con gli occhi di ghiaccio

e il vecchio con il capo riverso.

L’ odore nauseante della morte

e il sapore amaro della polvere da sparo.

Nel cimitero senza tombe

ho visto il mostro senz’occhi

che al parco giochi di Shati ha squarciato il petto.

L’ho vista l’ irruenza del torrente in piena

che ha sepolto i morti vivi

Shhhhhh!!

Se ascolti in silenzio,

in quella terra sommersa di ombre

e di nubi inghirlandata

sentirai ancora il respiro dei bambini morti,

l’orso di peluche genuflesso

intonerà la ninna nanna.

 

Marco Onofrio

 

Realtà stellanti

 

Realtà stellanti, oro e meraviglia

che dànno luce al mondo

e a tutta la famiglia

del pianeta.

 

Non sono solo graffi di cometa

nel ghiaccio siderale

i segni che provengono 

dal cielo.

 

Sono i regni dell’invisibile

che ci sta attorno

oltre l’esperienza

materiale.

 

Attendono sicuri

nel cielo più profondo

della vita

dove saremo liberi e felici

tra le braccia di un amore

senza fine.

 

In un giorno eterno. 

 

 

 

Patrizia Palombi

 

Alla dignità dei migranti

Occhi limpidi,
che non hanno colpa,
si trovano a misurarsi con l’ingiustizia degli uomini.

Sono gli occhi dei bambini,
cresciuti troppo in fretta
che conoscono il rumore delle armi
prima ancora della carezza della pace.

Quegli occhi ci guardano,
chiedono rifugio,
domandano un futuro che non sia soltanto sopravvivenza
ma diritto, dignità, vita piena.

Ogni passo intrapreso,
ogni confine attraversato,
non è un abbandono
ma la ricerca di un approdo sicuro,
di una terra capace di accogliere.

E a noi, che ascoltiamo e vediamo,
resta il compito più alto:
riconoscere in quegli sguardi
non lo straniero
ma l’essere umano,
non un numero
ma una speranza.

 

Plinio Perilli

 

Il Bene che vince il Male

 

Tesoro caro, che gioia vederti a mezzanotte 

così emozionata per il film sui Miserabili...

la TV diventa un vangelo, assomma una Bibbia

laica! Le barricate con Gavroche, il coraggio

fattosi monello; la dolcezza di Cosetta, ricca

di povertà, che scopre l’amore come un gioco

di bimba, il dono stesso, irrequieto del Cielo.

 

Ma soprattutto Jean Valjean, il forzato

blasfemo che si salva in scorribande o vie

di fuga che elevano agli altari anche le fogne.

E resiste davvero a tutto, specie a non tradire

l’anima, lui gladiatore allo spasmo del corpo.

L’anima, ecco, si trova alla fine sempre

su una bilancia: pesa più il bene o il male?

Jean Valjean grazia e perdona Javert,

il poliziotto di ferro, odioso, che vorrebbe

punire il male, ma lo confonde col bene…

 

Per questo il finale scorre, esplode sublime.

Con Javert che libera Jean Vajant – e

rinuncia allibito alla vita, finirà per punirsi,

condannarsi alla purezza schiacciante del Bene.

L’ultima scena è il tuffo infernale nella Senna.

Col poliziotto ligio e perfido che incorona angelo

proprio il povero, irruento galeotto che ha duellato,

santificato il male... La redenzione è semplice:

precetta Dio sulla terra. Ricrea l’uomo due volte.

(inedito)

 

 

Rossella Seller

 

Se fosse lo spirito

 

Se si incontrassero amici e nemici

estranei gli uni agli altri

e una volta per tutte si parlassero,

non sarebbero poi migliori?

Se fosse uno stato inquieto della mente

la voce intrisa di accuse e di colpe,

se potessero dirsi del male e del niente

con facili aforismi i rimorsi

e sciogliere i nodi perdonandosi.

E se di Spirito fossero intrise le gesta

con la chiara nudità che ascolta il profondo,

l’invidia del tuo sguardo potrebbe

accogliere la mia felicità e insieme

offrire aiuto con generosa mano.

Quanto più sopportabile sarebbe allora

il grido che frulla incomprensibile

nell’aria senza nome e senza morte.

Dai balconi sui profumi della sera

guarda l’orizzonte all’altezza dei tuoi occhi

nell’inconsapevole estrema estasi

per le armonie infinite dell’universo-atomo

e lascia che si consumi lenta  la tua strada.

 

Guido Tracanna

 

Tu chi sei

 (meditazione poetica sulla Passione di Cristo)

 

E tu chi sei

Pietro che nega

che sguaina la spada

Veronica che asciuga

il popolo che acclama

e che condannerà.

 

 E tu chi sei

 Cristo che piange

 che piange sangue

 mentre tutto dorme

 su Gerusalemme

 piange

 sul suo destino

 sei tu forse il capo

 il capo del Sinedrio

 solo un soldato

 Erode, un po’ Pilato

 ti sei lavato

 e che cos’è per te la verità.

 

 

 E tu chi sei

 la torcia nella notte

 il palo della croce

 la lancia nel costato

 solo un soldato

 che tira il dado

 sulla vita a caso

 sei un re deriso

 un re sceso dal Calvario

perché morire

non era il caso.

 

 E se tu sei

 l’uomo senza orecchio

 il legno verde

 quello marcio

 un ladro dal cuore d’oro

Barabba il braccio armato

 o un Cesare lontano

 nel suo potere

 dall’amore, dalla morte

 che verrà…

 

 Ma tu chi sei?

 il cielo che si oscura

 la terra che trema

 la sepoltura

 l’olio che ha cura

 una Maria che grida

 la paura

 al buio

 e nudo in fuga…

 

…o un Cristo per sbaglio

 che porta il peso

 perché passava solo

 di lì per caso

 solamente

 a quell’incrocio… 

 

Michela Zanarella

 

Le stelle piangono le stesse lacrime

di bambini mai nati

di donne e uomini martoriati

di santi dimenticati.

Abbiamo visto il mondo

entrare in un buio sempre più fitto

il cielo è diventato orizzonte confuso

non si sposta il dolore

dalle stagioni

la luce del sole resiste come può

mentre l’estate porta la guerra tra le conchiglie.

La luna sale sulle onde del mare,

chiede pace.

 

 





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