Fosca Massucco è nata a Cuneo e vive sulle colline del Monferrato. Ha studiato Fisica
all’Università degli Studi di Torino dove si è specializzata in Fisica Acustica. Dal 2003 esercita la professione di fisico acustico ambientale e tecnico del suono.
Fosca è sposata con il compositore e contrabbassista jazz Enrico Fazio col quale realizza progetti di poesia e musica. Cura il
sito “(52+1) POESIE”, dove sviluppa un'interessante esperimento di esercizio
di scrittura creativa.
Con Fosca trasgredimmo, a suo tempo, una regola che ci eravamo dati: quella di non segnalare poeti che non avessero pubblicato almeno una raccolta di poesie; ma nel suo caso le poesie erano così belle ed emozionanti che non potemmo fare a meno di precorrere i tempi, sicuri come eravamo che presto un editore, nonostante limiti e carenze del mercato, avrebbe colto la grande qualità dei suoi versi.
Come spesso ci accade in campo poetico, per fortuna o per amore, avevamo visto giusto, e ora le poesie di Fosca sono in questo bel libro. "L'occhio e il mirino", edito dalla casa editrice "L'arcolaio", che sta richiamando l'attenzione della critica e ottenendo prestigiosi riconoscimenti.
III Premio al Concorso Letterario Nazionale “BEPPE MANFREDI PER LA POESIA EDITA OPERA PRIMA” Edizione 2013 -
Le poesie di
Fosca Massucco sono caratterizzate da qualità inusuali e sorprendenti. Esse sono leggermente ambigue, nel senso che non sono mai chiuse in se stesse ma
lasciano spiragli in cui l’animo del lettore può entrare di soppiatto; sono
sfuggenti, poiché l’idea inizialmente suggerita viene spesso contraddetta dai
successivi versi che, scientemente, ne cambiano il senso e la dimensione
percettiva (Deve trovarmi pronta
l'armonia delle cose / un gatto, un falò, un inverno / o pressappoco / prima
che cambi idea); sono leggere, libere cioè di galleggiare sulla densità dei
sentimenti, come accade a volte alle piume, quando volano sospese sul respiro
di chi le guarda (Guardo fuori e aspetto
quel sole / e quel vento - farò volare la cenere / e mi perdonerò.),
lasciando poi ad ognuno la libertà di rincorrerle e, se ci riesce, di
prenderle; sono multiformi poiché contengono in sé diverse potenzialità
espressive (Sono stanca di essere stanca
/ cammino veloce attraverso i binari / schivando la voce che piove dall’alto. /
Se sembro rapida nessuno intende la fatica, / se guardo interessata nascondo debolezza.);
sono infine tenere, perché raccontano di un animo sensibile e amabilmente
autoironico (Anche allora era settembre
col temporale. / Aspettavo all’angolo un futuro / pieno di poetiche
insulsaggini).
Insomma sono "bella poesia", difficile
da trovare nella giungla delle tante parole senza qualità, ma
arricchente e lenitiva del sommerso dolore quando finalmente la si incontra e
la si riconosce.
*****
Siamo lieti di fornire in anteprima una selezione del
lavoro di Fosca Massucco che riteniamo indicativa delle sue indiscutibili capacità
poetiche.
Così sale un arcobaleno in quota -
l’occhio è un mirino, a fissarlo non lo scorge -
inchiodato al cielo tra gola e vetta
come a immortalar se stesso.
Così sono io, l’occhio e il mirino -
il volo del gipeto che trafigge l’iride -
ospito domande immense nelle vene
senza arrestare lo schiocco.
Nulla e’ sublime più che attraversare il mondo
lasciandolo immutato.
l’occhio è un mirino, a fissarlo non lo scorge -
inchiodato al cielo tra gola e vetta
come a immortalar se stesso.
Così sono io, l’occhio e il mirino -
il volo del gipeto che trafigge l’iride -
ospito domande immense nelle vene
senza arrestare lo schiocco.
Nulla e’ sublime più che attraversare il mondo
lasciandolo immutato.
*****
Scendevo dal taxi pervasa
da un’aura di pensieri profondi
che davvero non facevo– ma tu li immaginavi
e me li spiegavi, tra i ceci e la salvia del giardino.
Ci andavo per le gatte rosse
e per le bici sul Monte Morello,
nei dicembre di luce trasversa e gemme
immobili – ero infinitamente bella
e spesso sbronza. Falsamente colti
un po’ arguti, gareggiavamo a parole e ricordi
lungo le colline fiesolane – finendo ad ascoltare Sclavis.
Io a Firenze ci andavo per le fusa delle gatte
e la bici nel gelo - mica per il jazz.
******
La rosa rampicante, ad esempio, non rispose più
inchiodata dal sole, fiorita di pidocchi;
nemmeno la lumaca passò indenne
sul marciapiede della bignonia in rigoglio,
secca nel prato la rigettò un calcio.
Non salvai nessuno,
la rosa, la lumaca – neppure la lucertola
sgranocchiata impassibile dal gatto -
accolsi quello sterminio di universo angusto;
quando cercai un arcobaleno a forzare i tempi,
aprii l’acqua del giardino in controluce.
*****
Voli come una farfalla e pungi come un'ape! :-) meravigliosa e intima la tua poesia. mi ricorda tanto Sylvia. <3
RispondiEliminaalla Plath non son degna di porgere il cancellino, ma grazie.
Eliminaquella di Sylvia è una poesia che mi pare molto più distaccata/astratta della tua. tu la incarni nel quotidiano: ricordi quotidiani e cose quotidiane. istinti di dolore, non di maniera. era un po' che non leggevo poesie vere.
EliminaGiorgio, perdona il ritardo con cui scrivo e fammi ringraziare per un commento così bello. Grazie, tanto.
EliminaE' giusto scriverlo anche qui: non mi stupisce questa critica entusiasta, questa bella conferma, cara Fosca. Ti leggo da tempo, e sai che ti ho sempre considerata una poetessa immensamente capace - e sai anche più di altri con quale parsimonia io affidi tale consegna - al di là dell'amicizia e della conoscenza.
RispondiEliminaUna stretta di mano allegra, e un abbraccio!
Complimenti e grazie a Renato per questa segnalazione davvero di valore.
Q.
grazie Q. per le tue belle parole e per il sostegno di questi anni.
EliminaStupende. Tutte.
RispondiEliminaGrazie del complimento piacevolissimo.
EliminaPoesia insolita e leggera: una scoperta piacevole.
RispondiEliminaGrazie.
EliminaMolto belle, bella anche l'idea del blog alla riscoperta della poesia. Complimenti a tutti/e, davvero.
RispondiEliminaps. Se volete passare sul mio blog scrivicomemagni.blogspot.it troverete una, spero divertente, reinterpretazione dei classici M.A.