lunedì 23 marzo 2015

Luigi Balocchi

Luigi Balocchi è poeta e scrittore milanese che vive tra Abbiategrasso, dove è nato, e Mortara, dove insegna e scrive. Durante gli anni ottanta e novanta ha lavorato come giornalista, collaborando con il quotidiano La Provincia Pavese e occupandosi principalmente di cronaca nera. Successivamente ha restituito la tessera per protesta contro gli ordini professionali.
Nel 2006 ha fondato l'associazione La brasca lombarda, per promuovere la lingua insubre e lombarda ed ha collaborato con il movimento econazionale insubre Domà Nunch. È inoltre sostenitore di Survival International, organizzazione per la difesa dei popoli primitivi e del loro territorio tribale.
È autore e protagonista del cortometraggio 'Il corpo alla finestra' (2014) con la regia di Fabio Pagani.
Animatore culturale e insegnante, organizza nella sua città serate di poesia, e produce, con l’aiuto di alcuni ragazzi, con cui ha creato il gruppo Le Nihil, brevi cortometraggi, diffusi poi su youtube.
Nel 2006 ha tradotto il Qoèlet biblico in lingua lombarda. Nel 2007 ha pubblicato con Meridiano ZeroIl diavolo custode”, romanzo sulla vita del bandito Sante Pollastri, e nel 2010, “Un cattivo maestro”. per la Casa Editrice Mursia. Nel 2014 ha pubblicato un ebook di poesie “Nuvole e labbra”; nel 2011 “Coelett” per l'editore La memoria del mondo. Infine, nel febbraio 2015, ha pubblicato per l'editore “Divina Follia”la raccolta poetica “Appunti per la grande carestia” che qui segnaliamo.



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Appunti per la grande carestia è poesia di denuncia di rara potenza. I temi trattati sono gravi e sconvolgenti, destabilizzano, creano disagio. Avete mai letto di un uomo disperato, che ha subito abusi, che ha sofferto, che si è perso e dispera di ritrovarsi? Avete mai letto dell’inferno, dell’odio, del disprezzo, della paura e della rivolta? Ecco, tutto questo c’è in “Appunti per la grande carestia” di Luigi Balocchi. 
Crudo, aggressivo, feroce con se stesso e con gli altri non è facile da leggere, né distensivo. Le sue sono poesie di rabbia e di amarezza, di sfida e infelicità che lasciano l’amaro in bocca e un senso di frustrazione che uccide i sogni e la bontà a buon mercato.
Un pugno nello stomaco, come può darlo la vista di un bambino maltrattato e sanguinante. Un bambino che, diventato  uomo, fa suoi i vizi e gli abusi che l’hanno perduto e li sbandiera in faccia al mondo, come una sorta di sfida amara e infelice.
Il tema devastante è quello della violenza sessuale sui bambini e della prostituzione giovanile indotta da persone senza scrupoli e delle terribili conseguenze che essa ha sulla vita della vittima.
I versi sono belli, armonici, costruiti con grande consapevolezza e maturità poetica; nulla è gratuito, nessun compiacimento, nessun esibizionismo, solo il desiderio di mostrare il male senza infingimenti e, possibilmente, esorcizzarlo.
Libro d’amore e di sesso, dunque, con dentro una specie di ferocia necessaria, che agisce come un coltello nella carne, un bisturi impietoso che estrae il dolore e, finalmente, cerca di sanarlo.
Osserva giustamente Silvia Denti nella sua bella prefazione che Luigi Balocchi: “… rifiuta fronzoli, rinnega le virgole, corre a perdifiato sulle linee del tempo vivificandosi nelle eccezionali tensioni verbali, che non badano a trattenersi…” e più avanti: “…Balocchi sulla propria pelle ha attraversato inferni indicibili, salvandosi solo grazie alla sua acuta intelligenza e alla sensibilità che lo hanno condotto sulla via della scrittura…”.



Appunti per la grande carestia

Dov'era siccità è sboccata una fonte.
Un corpo è fiorito.
Verde è la foglia.
E non ho fatto altro che baciare.
Adorare.
Come solo un piccolo bastardo insolente sa fare.
Lo sa fare perché sa da dove viene.
Io vengo dal fango.
Dai rottami dell'Amore.
Dall'infanzia con gli occhi pesti.
Dalle madri mutilate di labbra e di carezze.
Dai padri con la valigia in mano.
Vengo dal mio corpo coraggioso e bello.
E questo ho dovuto usare per sopravvivere alle mille carestie dell'Amore.
Ed è così che affamato assetato mi son fatto devoto alla vita.
E ho bagnato le labbra.
Ho colto il fiore.
L'ho posato su questo cuore.
E gli occhi non fanno più male.
E il bambino ti è sul seno.
È un uomo.
Nel tempo della grande carestia.


La sorte

E questa è la sorte dei poeti.
Amare. Maledire quelli del compasso e del righello.
Gli arricchiti i bottegai.
Son loro ad aver fatto dell'Amore
una pensioncina affettiva. Gli va bene.
Non fa una piega. L'Amore ridotto
a un lamento un senso di colpa
una bella vetrina. Io me ne sbatto.
Non un lamento. Non un senso di colpa.
Niente vetrine. Nessuna furbizia.
Ho solo il coraggio di amare.
Maledire d’Amore.


Sporco

La casa era tutta uno specchio.
Tutto brillava. Sui vestiti
non avevo una macchia.
I capelli puliti. Lustre le scarpe.
Ero un bravo bambino.
Ero sporco da far schifo.


Il giovane bello

Io non ho mai scelto.
Mi han scelto gli altri.
E di me han fatto ciò che han voluto.
Mi han preso.
È perché volevo essere amato.
È perché mi sentivo nessuno.
E bastava uno sguardo a farmi tremare
nel sangue un richiamo d’amore.
È così che mi hanno sbranato.
E ho pianto. E mi è piaciuto.


Razza padrona

Voi siete la razza padrona.
Comprate la vita.
L'amore.
Lo fate coi soldi.
Con il ricatto. La bugia.
Siete deboli. Siete feroci.
Sapete piangere. E sbranare.
Non siete assassini.
Non ne avete il coraggio.
Siete i mandanti.
Io vi conosco.


Eva - che mi piange tra le braccia -

Hai quindi rinunciato.
Sei rimasta lì con lui.
E piangi. Sei serena.
Hai le tue soddisfazioni.
Ti profumi di pastiglie.
Ti compri le vetrine.
Ha bisogno di te. Lui.
Di una donna.
Di una serva.
Sa bene come tenerti.
San bene come fare. Loro.
C'han l'etica del Lavoro sti balordi.
Dopotutto nella vita bisogna
impararselo il mestiere.
Di padrone. Di marito.
D'orco astuto.
Avresti potuto ammazzarlo.
Finalmente riprenderti la Vita.
Ma non l'hai fatto.
Ti è mancato il coraggio.
È  la buona educazione.
Peccato.
di quei giorni che hai deciso di scappare fino a quando
ti han ripreso lui il marito il porco ricco il buon borghese
sei tornata a testa bassa ma sorridi sei gentile.
L'ubbidienza è una virtù.


Mader

E comunque io appartengo a questa terra.
Qui son nato. Qui avrò tomba.
Questa terra lombarda fetida di lutti
grasso e stupri. Come una madre cattiva.
Che ti ingozza. Ti rovina.
Sono il figlio bastardo. Il teppista.
Tra i migliori.

Lombardia che vacca loeuggia.

1 commento:

  1. Mi piacciono e mi dispiacciono allo stesso tempo, queste poesie. Crude( questo mi piace) e altisonanti( questo mi dispiace). Certamente non passano inosservate. Nè inguardate. Il che, per delle poesie, è già molto. Gianni Priano

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