Franco
Casadei vive e lavora a Cesena. Impegnato in ambito sociale e civile svolge la professione di medico. E' stato
responsabile dell’Associazione “Medicina e Persona” di Cesena e attualmente coordina un
gruppo di volontariato che opera a sostegno dell’AVSI, associazione presente nei paesi più
poveri del mondo.
Ha pubblicato le raccolte di liriche “I giorni ruvidi vetri” (Il Ponte Vecchio, Cesena, 2003); “Se non si muore” (Ibiskos Risolo,
Empoli, 2008), e, da ultimo, “Il bianco
delle vele” (Raffaelli Editore, Rimini, 2012) che qui proponiamo e da cui
abbiamo selezionato alcune poesie.
Si è classificato al primo posto in
numerosi premi: G. Ungaretti, 2005; C. Levi, 2005; La
poesia onesta, 2008; Giovane Holden, 2008; R.
Carver, 2012). E’ stato inoltre tra i primi classificati
nei premi: M. Tobino, 2002; P. Neruda, 2006; G. D’Annunzio, 2006; C.
Baudelaire, 2008; U. Foscolo, 2009; D. M. Turoldo, 2011; J. Prevert, 2011; A.
Manzoni”, 2011; Franz
Kafka, 2012; Premio nazionale di
“Filosofia”- sez. paradossi, 2012.
Le
sue poesia sono state anche tradotte in
spagnolo e in lingua romena e pubblicate sulla rivista dell’Unione degli
scrittori Romeni “Steaua”.
Franco Casadei è un commosso testimone del mistero del dolore, alla perpetua ricerca di una verità più profonda, di un senso non disperante della caducità della vita, nella certezza di essere parte di un disegno più ampio.
Si chiede infatti il poeta:
Franco Casadei è un commosso testimone del mistero del dolore, alla perpetua ricerca di una verità più profonda, di un senso non disperante della caducità della vita, nella certezza di essere parte di un disegno più ampio.
Si chiede infatti il poeta:
“Ci sarà un’orbita
imprevista,
dopo questo viaggio,
un punto non mio che resista?”
volendo con ciò immaginare che, al di là della immediata percezione sensoriale, ci possa essere una verità imprevista che esorbita dalla sola ragione e che apra alla speranza di un diverso viaggio.
In questo percorso, Franco Casadei assume il mistero della morte e della
sua ineluttabilità, "senza far
domande, e senza stupirsi eccessivamente" superando in tal modo quella
sorta di rimozione collettiva che è l’ingannevole tributo che paghiamo al delirio
di onnipotenza dell’uomo.
Nei suoi versi si sente infatti il richiamo alla dottrina cristiana, ma in una maniera sofferta e
personale, ricca di preziose suggestioni.
Giuseppe Vetromile in una sua bella recensione a
questa raccolta ben sottolinea la peculiarità e il valore delle sue poesie. Egli infatti osserva:
“…il dolore esiste,
esiste la sofferenza, esiste la morte; ma l'intento del poeta è quello di
andare oltre, scavalcare i confini dell'ineluttabilità umana e naturale, per
cercare più in là:
... lo spazio aperto degli uccelli
sfidare il peso della terra che mi attira
osare il volo senza alcun riparo...
Del resto, Franco Casadei
sa bene cosa sia il soffrire e il patire: la sua professione di medico alimenta
la sua poesia di quell'umanità, di quella consapevole vicinanza, rendendola più
lucida e più vera, ma senza inutili pietismi, senza esondare eccessivamente
nell'amarezza e nel pianto.
"Il bianco delle
vele", può essere inteso come una sorta di purificazione, di distacco dal
male e dalla morte, dalla sofferenza e dalle perdite: un crogiuolo di memorie
fondamentali, necessarie per guardare avanti, nella consapevolezza che l'uomo è
carne non duratura, ma è anche spirito che si eleva, che va oltre, nell'eterno
viaggio del cosmo verso la sua piena realizzazione.”
1° premio “San Marco – Città di Venezia” 2013
Il libro è acquistabile on line cliccando sul seguente link:
La neve, di notte
Come uno stormo di falene
vortica nell’alone dei
lampioni,
nella sua danza esita
la neve
bianca come il perdono,
rende innocente l’aria
e gli occhi bambini.
Partire soltanto
per vedere il mare
Una volta nella vita,
all’insaputa
partire solo per vedere il
mare
spiando con ansia quel punto
di strada
in cui, lo sai, apparirà
all’orizzonte
la linea che non si può
varcare
come un clandestino
addentrarti poi
in uno di quei borghi
accalcati
sopra i sassi, concederti al
vento,
portarti via quella luce come
fossi un ladro
La pausa
Certe mattine la casa ti è
più amica,
se il cielo è freddo o piove
te ne stai con la vestaglia a
quadri,
il pigiama addosso fino a
sera
sembra tutto a tua misura,
guardi con simpatia i libri
che aspettano lì sul
comodino,
i dischi che ascoltavi da
ragazzo
e le foto ingiallite appese
ai muri
leggi in poltrona, vai in
cucina
ti affacci alla finestra, un
saluto
a quell’amico che si aspetta che lo chiami,
e metti a posto, fai ordine
alle cose
spegni l’interruttore dei
giorni consueti,
una pausa per capire dov’è il
tesoro.
Dovrà morire l’uomo
Dovrà morire l’uomo, la
pianta
e l’ape indaffarata,
patire sfregi, chiodi sulla
carne e l’odio
sulla siepe di sterpi
dovrà morire Isacco di
pugnale
e la tenera foglia a
primavera
dovrà morire l’uomo sulla
croce.
L’illuminista
La pretesa di misurare il
mondo,
il suo confine, come avesse
inizio e fine,
scopo con furia perseguito,
la realtà ostinata
più estesa della mia veduta.
Infitto nel mio perimetro di
spazio
- nell’interstizio del tempo che è la vita -
alterno franamenti a voli.
Ci sarà un’orbita imprevista,
dopo questo viaggio,
un punto non mio che resista?
Anche il cielo è nudo
Delle campane a festa si è
dissolto
il suono, l’acqua attinta al
pozzo
non disseta, anche il cielo è
nudo
e la notte veglia sola
dovremmo accettarci come i
fiori,
non disdegnare di morire.
Mi hanno emozionato, queste poesie, e non succede spesso...Belle, le immagini che suscitano le sue parole e bello il senso di "familiare" che evoca e che fa sentire come a casa. Quando la poesia diventa pura empatia, non si può che fermarsi e restarne allacciati e incantati.
RispondiEliminale tue poesie come ritratti. complimenti.
RispondiEliminahttp://istanteinparola.blogspot.it/
Mi riportano ai tempi passati che emozione
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