lunedì 8 luglio 2013

Vera D'Atri


Abbiamo già segnalato di Vera D'Atri, poetessa romana che vive a Napoli, il bel libro di poesie: “Una data segnata per partire”. Rimandiamo dunque a quel post per le notizie biografiche













Questa nuova raccolta, "Una tenace invadenza", costituisce ora la felice conferma del suo valore letterario e la colloca stabilmente tra le voci più interessanti della poesia italiana contemporanea.

”Una tenace invadenza” è una raffinata plaquettes , edita da Libro Aperto Edizioni, della cui eleganza, in questo tempo frettoloso dell’usa e getta, si sentiva il bisogno.
Si può acquistare cliccando sul sottostante link:
 

La tenace invadenza di cui si parla è quella delle stagioni. Il loro susseguirsi irrompe nella vita quotidiana e vivaldianamente la pervade. Persone, piante, cose scorrono dentro il fluire del tempo con fugaci allegrezze e struggenti malinconie. Cose eterne trovano inattese corrispondenze in eventi minimi, apparentemente trascurabili, per cui alla fine non sai più quali tra loro abbiano maggiore valenza:

Ecco, due ombre adesso gettano la loro vita
nell’intreccio dei bicchieri, hanno paura e scherzano
mentre la prima stella si posa al di là del muro
proprio sopra al cesto delle mele vizze.

 
La silloge inizia con la lenta resa delle piante, coltivate sul terrazzo, all’autunno: 

Cade una foglia. Una grazia di balia
la dispone in terra come un neonato da addormentare
 
e col primo rinchiudersi in casa:  

L'autunno dietro ai vetri
come una donna che si ritiene offesa
 
Poi è l'inverno a mettere in scena il suo dramma:  

Per qualche mese solo frammenti sopravviveranno
a frettolose esequie
 
e a porre scelte ultimative 

Una mattina fredda e ogni cosa è al suo bivio
 
Ma il bivio di cui si parla è solo apparente poiché ogni evento è visto come parte di un tempo circolare in cui niente passa davvero se non noi stessi: 

L’autunno è perso e ritrovato
come un oggetto indispensabile alla vita
dimenticato nel posto sbagliato 

In questo scorrere ineluttabile non mancano tuttavia i tentativi di resistenza:

ci procurammo di che resistere come un tempo
resisteva l’infanzia coi suoi vorrei
foderati d’azzurro…

 e suggestioni di luce per combattere la  notte incombente:

Ai tramonti strappavo croste di sole per la notte.

 E poi finalmente la primavera:
 

E finisce marzo senza teneri occhi,
da quel fondo di inverno che ancora sussulta,
giunge pallore di vento

 
Dunque, un poema che parla del tempo e della vita, di noi, delle cose eterne e di quelle piccole, dell’immenso che non si oppone al niente ma colloquia con esso, in una dialettica che si espande non per contrasto ma per integrazione. Nei versi di Vera D'Atri, di coinvolgente bellezza, ogni parola, ogni aggettivo è millesimato e concorre sapientemente alla perfezione armonica di una narrazione straordinariamente densa e, insieme, limpidamente percepibile.
 
 

Ad un passo dall'autunno scintillano
i polsi sottili del ciliegio e si sparpaglia il pruno.

In un angolo del terrazzo petali di buganvillea
s’adagiano uno sull’altro, formando un cuscino all’aria aperta.
Dormiranno le stelle al profumo di questi soffici addii
che a centinaia vanno al nulla di ogni compimento. 

D’ora in poi saranno visibili le spine, i rami assumeranno
l’aspetto di insaziabili croci,
avranno gli spettri una tenace invadenza 

e sembrerebbe che, tra l’usuale e il patetico,
le molte inosservanze del pomeriggio si combattano
struggendosi all’eccesso, senza grida, stupefatte,
lì dove il male non comincia che a piccole dosi,
poi sopravanza i torti e mette radici.

Guardo la via dall’alto. Lo scorcio d’un mondo pasticciato
Inadatto al compianto, ciò nonostante penso che
se qui l’estate ebbe a smentire i suoi miraggi,
questa vigilia vi ha appena trasferito
una perfetta dimostrazione di sapienza.
 

 
Il terrazzo di Vera

 







 

1 commento:

  1. Bellissima la foto della poetessa affacciata al balcone , come una dea greca... Anche le poesie mi hanno molto colpito: le immagini delle stagioni rimandano ad una vita vissuta con intensità e consapevolezza, sono parole che cullano l'anima nella sua quotidiana malinconia . Veramente complimenti per il linguaggio poetico e per la sensibilità che riesce a trasmettere. Nadia Chiaverini

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