Abbiamo già segnalato di Vera D'Atri, poetessa romana che vive a Napoli, il bel libro di poesie: “Una data segnata per partire”. Rimandiamo dunque a quel post per le notizie biografiche
Questa nuova raccolta, "Una tenace invadenza", costituisce ora la felice conferma del suo valore letterario e la colloca stabilmente tra le voci più interessanti della poesia italiana contemporanea.
”Una
tenace invadenza” è una raffinata plaquettes , edita da Libro Aperto Edizioni, della cui
eleganza, in questo tempo frettoloso dell’usa e getta, si sentiva il bisogno.
Si può acquistare cliccando sul sottostante link:
La tenace invadenza di cui si parla è quella delle stagioni. Il loro susseguirsi irrompe nella vita quotidiana e vivaldianamente la pervade. Persone, piante, cose scorrono dentro il fluire del tempo con fugaci allegrezze e struggenti malinconie. Cose eterne trovano inattese corrispondenze in eventi minimi, apparentemente trascurabili, per cui alla fine non sai più quali tra loro abbiano maggiore valenza:
Ecco, due ombre adesso gettano la loro vita
nell’intreccio dei bicchieri, hanno paura e scherzano
mentre la prima stella si posa al di là del muro
proprio sopra al cesto delle mele vizze.
Cade una
foglia. Una grazia di balia
la dispone in
terra come un neonato da addormentare
L'autunno
dietro ai vetri
come una donna
che si ritiene offesa
Per qualche
mese solo frammenti sopravviveranno
a frettolose
esequie
Una mattina
fredda e ogni cosa è al suo bivio
L’autunno è perso e ritrovato
come un oggetto indispensabile alla vita
dimenticato nel posto sbagliato
In questo scorrere ineluttabile non mancano tuttavia i tentativi di resistenza:
ci procurammo di che resistere come un tempo
resisteva l’infanzia coi suoi vorrei
foderati d’azzurro…
Ai tramonti strappavo croste di sole per la notte.
E finisce marzo senza teneri occhi,
da quel fondo di inverno che ancora sussulta,
giunge pallore di vento
Dunque, un poema che parla del tempo e della vita, di
noi, delle cose eterne e di quelle piccole, dell’immenso che non si
oppone al niente ma colloquia con esso, in una dialettica che si espande non per
contrasto ma per integrazione. Nei versi di Vera D'Atri, di coinvolgente bellezza, ogni parola,
ogni aggettivo è millesimato e concorre sapientemente alla perfezione armonica di
una narrazione straordinariamente densa e, insieme, limpidamente percepibile.
Ad un passo dall'autunno scintillano
i polsi sottili del ciliegio e si sparpaglia il pruno.
In un angolo del terrazzo petali di buganvillea
s’adagiano uno sull’altro, formando un cuscino all’aria aperta.
Dormiranno le stelle al profumo di questi soffici addii
che a centinaia vanno al nulla di ogni compimento.
D’ora in poi saranno visibili le spine, i rami assumeranno
l’aspetto di insaziabili croci,
avranno gli spettri una tenace invadenza
e sembrerebbe che, tra l’usuale e il patetico,
le molte inosservanze del pomeriggio si combattano
struggendosi all’eccesso, senza grida, stupefatte,
lì dove il male non comincia che a piccole dosi,
poi sopravanza i torti e mette radici.
Guardo la via dall’alto. Lo scorcio d’un mondo pasticciato
Inadatto al compianto, ciò nonostante penso che
se qui l’estate ebbe a smentire i suoi miraggi,
questa vigilia vi ha appena trasferito
una perfetta dimostrazione di sapienza.
Bellissima la foto della poetessa affacciata al balcone , come una dea greca... Anche le poesie mi hanno molto colpito: le immagini delle stagioni rimandano ad una vita vissuta con intensità e consapevolezza, sono parole che cullano l'anima nella sua quotidiana malinconia . Veramente complimenti per il linguaggio poetico e per la sensibilità che riesce a trasmettere. Nadia Chiaverini
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