Paolo Polvani è nato a Barletta, dove attualmente vive. Ha avuto una vita eclettica, ricca di esperienze lavorative e umane. Laureato in giurisprudenza, ha lavorato in banca, praticato l’atletica e sognato di correre la maratona come Murakami, ha viaggiato e imparato ad ascoltare il brusio della vita, cogliendone il senso profondo e nascosto. Ha sempre coltivato la passione per la letteratura, la musica classica, il jazz e il rock e si è dedicato alla meditazione e alla pratica yoga. "Del resto” mi dice“se non ci si immerge nella vita con passione come si possono scrivere accettabili poesie ?”.
Sue raccolte sono: Nuvole balene, ediz. Antico
mercato saraceno, 1989; La via del pane, ediz.Oceano, 1999; Alfabeto delle
pietre, ediz. La fenice, 1999; Trasporti urbani, ediz. Altrimedia, 2006;
Compagni di viaggio, ediz. Fonema, 2009; Gli anni delle donne, e-book, edizioni
del Calatino, 2012; Un inventario della luce, ediz. Helicon 2013. Le sue
liriche sono state pubblicate in molte riviste e antologie letterarie e si sono
classificate prime in numerosi premi, fra cui: Spiaggia di velluto, Senigallia,
1999; Liberalia città dei sassi, Matera, 2006; Altri segni, Perugia, 2009;
Thesaurus, 2012.
E' socio fondatore dell'associazione culturale autorieditori.com
e fondatore e co-direttore della fanzine
online Versante Ripido (http://versanteripido.wordpress.com).
° ° ° ° °
Abbiamo letto e imparato ad amare le poesie di
Paolo Polvani, la loro delicata tenerezza, il riserbo malinconico, la
commovente fragilità. Trasmettono una specie di sommessa felicità, come una
sensazione di partecipazione a qualcosa di bello, ad un sentimento affettuoso
verso il mondo che ce lo fa sembrare migliore.
In Un inventario
della luce l’anima si allarga sulle cose, si dissolve in esse, non le
possiede ma ne è posseduta in una visione di appartenenza e di universalità.
Ricorda, in un certo qual modo, la poetica di Whitman nella parte che pone
l'uomo al centro delle cose come strumento di comprensione del tutto. Però qui
avviene in una modalità non trionfalistica, ma intima e personale, come sussurrata a se stesso. Dal resto tutta la poesia di Polvani è così: la sua
bellezza non sta tanto nelle parole ma
nelle loro pieghe, nella parte sgualcita del verso, dove si accampa la sua
quotidiana malinconia o, al contrario, si nasconde “tra i denti una gioia
assoluta e senza credi”.
Il libro è reperibile al seguente link:
Il confine del vento
Questa campagna esatta e
laboriosa tenere tra le braccia,
masticarla piano, assaporare tra i denti una gioia
assoluta e senza credi, diventare lo sguardo fisso delle vigne,
essere i sentieri che corrono a perdifiato tra gli ulivi, vene
che ingurgitano i verbi della luce, la grammatica breve
degli insetti, le vite infinite e sconosciute, le chiome
nebulose dove si frange il volo della gazza, le aperte
geometrie, se potessi questa terra ingoiarla, digerirne
le masserie lucide di calce e di silenzi, essere il brusio
delle finestre, il richiamo misterioso dei pozzi, se potessi
essere la memoria di tutti i fili d'erba, essere io lo sguardo
il suono, il confine del vento.
Cosa accade alla casa
quando esco sbattendo la porta
Gli oggetti hanno una loro vita, indipendente dalla nostra esistenza? Certamente si. Ma in questa poesia hanno anche un’anima, e l’anima delle cose è l’anima stessa del poeta, il suo essere tutt’uno con il mondo che lo circonda, il suo sentirsi campana che risuona delle sue vibrazioni. E dietro le cose, dentro le cose, c'è la vita che aspetta, le tovaglie che conservano i loro colori e le dita di qualcuno che “si attorcigliano nell’attesa”.
Ci sono
parole che ancora volteggiano nell'aria
prima
che i loro vuoti involucri si adagino
in un
residuo di polvere lungo le pareti.
Piccoli
insetti diventano padroni del silenzio.
La
poltrona trattiene il vuoto della forma, i quadri
mantengono
un rigido riserbo.
Sul pavimento
lucido un filo parla la lingua dell'esilio.
La
finestra registra il profilo delle nuvole.
Il
frigorifero senza preavviso si mette a borbottare.
Si
assiste alla declinazione degli oggetti
durante
la parabola del sole. Nella luce
si
affaccia una pantofola, cerbiatta
timida
prossima alla consunzione.
Il
suono del postino irrompe nel vuoto della casa,
lo
riempie di uno splendido interrogativo.
Il
clamore del traffico accarezza le sedie in cucina.
Nei
bagni le tubature se ne infischiano delle voci
dei
vicini ed emettono brevi gorgoglii, guaiti
appena
pronunciati, sospiri, soffi.
La sciarpa norvegese
Una
donna lontana, forse amica, forse figlia o amante, non importa. E'
un amore che non si definisce nelle usuali classificazioni, perché è essenza di sé, è un’ombra che passa, come un ricordo che dà e chiede tenerezza, una carrellata di
piccole infinitesimali cose che servono a parlare d’altro: del distacco, della nostalgia,
della solitudine, della sollecitudine e della bellezza.
Si sta abbastanza
caldi nel mio cuore ?
Sono qui, da solo, con la muta nostalgia
dei tuoi occhi, col fruscio lento
di un ruscelletto di parole
e le piccole gonne
crescono ? e il vento ?
fa una bella figura tra le lunghe
gambe il vento ?
Io sono qui, che bruco
dalle tue letterine bionde, seguito a ruminare
la fresca erba della scrittura.
Bevo barbagli, lucori, fantasmatiche albe
e indizi tenui e quanta luce filtra
dagli spiragli delle parole
e le fragoline ? le intride un’alba
mentre lontano stride, cigola un trattore
e l’ombelico, e il miele ?
Stringiti la sciarpa norvegese e ascolta
Sono qui, da solo, con la muta nostalgia
dei tuoi occhi, col fruscio lento
di un ruscelletto di parole
e le piccole gonne
crescono ? e il vento ?
fa una bella figura tra le lunghe
gambe il vento ?
Io sono qui, che bruco
dalle tue letterine bionde, seguito a ruminare
la fresca erba della scrittura.
Bevo barbagli, lucori, fantasmatiche albe
e indizi tenui e quanta luce filtra
dagli spiragli delle parole
e le fragoline ? le intride un’alba
mentre lontano stride, cigola un trattore
e l’ombelico, e il miele ?
Stringiti la sciarpa norvegese e ascolta
Il blu del nostro
cielo.
Da “Trasporti Urbani" Edizione Altrimedia abbiamo scelto "I Tram", splendida allegoria della vita con accenti che ricordano Pessoa e le atmosfere di Lisbona. Parla di un tram che viaggia con il suo carico di umanità tra la solitudine della gente. Una serie di felici metafore rende perfettamente l’atmosfera piovosa e smarrita della città e, per contro, la fugace, provvisoria protezione che questo tram verde che attraversa il paesaggio lucido di pioggia, come una bolla di vetro, rappresenta.
Volume reperibile al seguente link:
I TRAM
Perchè i tram sono verdi? perchè gli sguardi
sono mosconi intirizziti dall'autunno e si consegnano vinti
alle trame calde del legno, perchè è mercoledi e piove
e accade che incespichiamo in un subitaneo smarrimento?
I tram sono accese libellule, sono freni nella nebbia, corolle
aperte agli stridori, sono bolle di vetri e ruote
in fuga. I tram sono capaci di sventagliare interi cataloghi
di marciapiedi, un inventario di viali,
un'elemosina di sguardi balbuzienti.
Fuori non è come qui, fuori i giorni arrancano
abbarbicati ai volenterosi confini della settimana, a fasti di ragnatele,
fuori sventola la solitudine a perdifiato e schiume di parole
che si trascinano come bave agli angoli della bocca
allora è meglio tenere le mani in tasca, darsi un contegno
fuori piove è tutto un brulichio di giornali, di pericoli.
La città ti guarda negli occhi, guarda te che sveli il transito
di un tuo discorso sotterraneo, riveli contiguità possibili.
Allora bisogna tendere la mano alle congiunture e alle chimere
e ci sono quelli che vorrebbero abbaiare.
Il verde dei tram somiglia ai viali, ricorda
un lento paesaggio di discese.
“Gli anni delle donne” (Edizioni del Calatino), affonda nel quotidiano, non come un bisturi o un grido, ma piuttosto come una carezza leggera. “Per ancorarci alle cose abbiamo stilato degli elenchi” dice il poeta nella poesia “Cose che avvengono”, ed è vero, perché nella raccolta sono almanaccate cose e fragili sensazioni con dentro nascosta la vita e anche, a volte, la malattia e la morte, che poi sono la stessa cosa. Commoventi, tanto per citarne alcune: “Caramelle”, “Fatti sentire”, che raccontano delle cose minime che si intrecciano al fluire del tempo e lasciano un profumo buono a fasciare le ferite dei troppi addii. E poi c'è il richiamo alla matrice lontana dell’infanzia, e alle montagne, che sono punto di elevazione e di fuga, abbraccio e solitudine insieme. E infine c'è il sorriso delle donne amate o solo viste di sfuggita, che attraversa ironico la raccolta e, in genere, tutta la poesia di Paolo Polvani.
sono mosconi intirizziti dall'autunno e si consegnano vinti
alle trame calde del legno, perchè è mercoledi e piove
e accade che incespichiamo in un subitaneo smarrimento?
I tram sono accese libellule, sono freni nella nebbia, corolle
aperte agli stridori, sono bolle di vetri e ruote
in fuga. I tram sono capaci di sventagliare interi cataloghi
di marciapiedi, un inventario di viali,
un'elemosina di sguardi balbuzienti.
Fuori non è come qui, fuori i giorni arrancano
abbarbicati ai volenterosi confini della settimana, a fasti di ragnatele,
fuori sventola la solitudine a perdifiato e schiume di parole
che si trascinano come bave agli angoli della bocca
allora è meglio tenere le mani in tasca, darsi un contegno
fuori piove è tutto un brulichio di giornali, di pericoli.
La città ti guarda negli occhi, guarda te che sveli il transito
di un tuo discorso sotterraneo, riveli contiguità possibili.
Allora bisogna tendere la mano alle congiunture e alle chimere
e ci sono quelli che vorrebbero abbaiare.
Il verde dei tram somiglia ai viali, ricorda
un lento paesaggio di discese.
“Gli anni delle donne” (Edizioni del Calatino), affonda nel quotidiano, non come un bisturi o un grido, ma piuttosto come una carezza leggera. “Per ancorarci alle cose abbiamo stilato degli elenchi” dice il poeta nella poesia “Cose che avvengono”, ed è vero, perché nella raccolta sono almanaccate cose e fragili sensazioni con dentro nascosta la vita e anche, a volte, la malattia e la morte, che poi sono la stessa cosa. Commoventi, tanto per citarne alcune: “Caramelle”, “Fatti sentire”, che raccontano delle cose minime che si intrecciano al fluire del tempo e lasciano un profumo buono a fasciare le ferite dei troppi addii. E poi c'è il richiamo alla matrice lontana dell’infanzia, e alle montagne, che sono punto di elevazione e di fuga, abbraccio e solitudine insieme. E infine c'è il sorriso delle donne amate o solo viste di sfuggita, che attraversa ironico la raccolta e, in genere, tutta la poesia di Paolo Polvani.
Il libro è reperibile al link:
http://www.lafeltrinelli.it/products/9788897554059/Gli_anni_delle_donne/Polvani_Paolo.html
http://www.lafeltrinelli.it/products/9788897554059/Gli_anni_delle_donne/Polvani_Paolo.html
Il tuo
sorriso è una bandiera
Che ne sa il granducato di Parma
Del tuo accento di barese tosta,che ne sanno i pervicaci ciclisti del campo di fave
di tuo padre ferroviere, che ne sanno dei carciofi
acquattati dentro un mite novembre,
che ne sanno i teatri e le piazze delle perfidie,
degli sguardi biechi di Montrone e Canneto,
e le finestre ariose, i tetti rossi
sospettano lagrazia agrestedi un filare di vigna?
Il tuo sorriso è una bandiera. Vedrai,
un giorno ti regalano una mucca,
un campodi girasoli, un ciliegeto, per il tuo giubbotto giallo.
per le raccomandate, per il tuo sguardo di bambina
buona, per la tua vocedi postina saggia, vedrai.
Un giorno torni a casa col trattore, con la falciatrice,
torni a casa con l’ape, il motocarro, vestita
del tuo sorriso, del bianco polveroso della Panda,
con la borsa vuota e la fatica della posta consegnata.
Vedrai, Laura, un giorno lo
sguardo di Parma si riempirà di gratitudine.
Tu, Laura, sei una compagna con
gli occhi umidi e le poesieSul comodino, i romanzi della Feltrinelli,
sei una compagna con la sciarpa e la voce buona.
Che ne sa il granducato del tuo
sorriso, eppure tutto
ne risplende.
Solida poesia, mai troppo imbellettata, dannunziana, ma semmai radicalmente fondata sull'"umile" (da humus) esperienza della provincia, dei sentimenti ordinari, del linguaggio che si sfilaccia magari nel tentativo di farsi esplicito (vedi le lunghe arcate versali), ma senza mai perdere una ruvida grazia naturalistica. Di questa selezione ho apprezzato particolarmente "Cosa accade alla casa
RispondiEliminaquando esco sbattendo la porta", che aggiunge a mio avviso dei tocchi quasi metafisici, e il finale de "La sciarpa norvegese", che mi ha fatto l'effetto di una perfetta sintesi poetica fra linguaggio ordinario e luminosità della forma.
Un altro poeta da tenere d'occhio, senza dubbio. Vorrei non avere tanti libri da leggere, in modo da poter acquistare qualcosa di alcuni dei meritevoli autori che qui ospitate.