martedì 19 novembre 2013

Raffaele Castelli Cornacchia


Raffaele Castelli Cornacchia è nato a Castiglione delle Stiviere e vive a Brescia dove insegna. E’ scrittore, poeta e autore di testi teatrali. Ha pubblicato le raccolte L’alfabeto della crisi (Italic-PeQuod, Ancona, 2013), Via Milano - Lampi di stampa, Milano, 2012 (classificato secondo al Premio Letterario Nazionale Anna Osti 2012) e A meno che (Ennepilibri, Imperia, 2008). E' anche autore del romanzo breve “Il pacco di Durante” (Robin Edizioni, Roma, 2006) e del libro per piccoli lettori “Gli abitanti di Colle Bianconero” (EdiGiò, Pavia).

Suoi lavori sono apparsi in antologie e riviste. Nel 2006 è stato invitato alla XX^ Biennale di poesia di Verona. Diverse sue opere sono state utilizzate in spettacoli teatrali, fra cui il progetto poetico dapPerTutto, in cui s’intrecciano lettura, recitazione, musica e immagini.

  

° ° ° ° °

 Non se ne vedono tanti di libri di poesie come “L’alfabeto della crisi” di Raffaele Castelli Cornacchia, anzi non se ne vedono affatto, tanto la poetica borghese ripiegata su se stessa ci ha disabituato all'idea che la poesia possa svolgere una funzione di impegno civile. Un genere che la liricità classica ci ha negato in Italia, dove è tuttora egemone, in varie forme, la linea poetica Pascoli-D’Annunzio-Saba-Penna.

La poesia di Raffaele Castelli Cornacchia sperimenta invece un altro versante: quello dei problemi concreti, della politica, della crisi, del lavoro, dell’economia. E lo fa in maniera efficace, poeticamente valida, strutturalmente e sintatticamente ben costruita.

Il libro è suddiviso in capitoli, ognuno tratta un aspetto del mondo moderno, delle cose che viviamo, dello spaesamento che ci colpisce, della barbarie che ci avvolge; temi economici e a volte etici: il comunismo. Il capitalismo, la finanza e, perfino, il mercato e il debito pubblico.

Ne "La crisi economica" felicissimo è l'incipit:
“Quanto costa caro tutto quello che/ se ne sta nascosto / sotto questa terra…”
Inizia cosi un’arringa antisistema, ricca di immagini, di similitudini, di metafore, di rabbia, che però fluisce dentro un preciso alveo stilistico, non straripa, non diventa petulante, ma mantiene una eleganza lessicale, un suo ritmo ammaliante e sorprendente. Sotto l’impulso della febbre compositiva le immagini sorgono all’improvviso, non sempre logiche, in verità, non sempre congrue, ma piacevoli, libere, efficacemente poetiche. E questa arringa dura per tutto il libro, seguendo un suo chiaro percorso logico che passa dal tema della crisi economica, all’egemonia culturale, alla demagogia al comunismo, anche qui con un felice incipit:

"Cosa vuoi che ti dica i temporali si dissolvono da soli…".

E poi tutto un mondo di personaggi, ombre e suggestioni che, come in “Socialismo”, appaiono e spariscono, folgoranti come in un temporale che non passa:

Possiedo dei figli e un orario/ al mattino oltre a un padrone / un prete e giocatori di carte / un bel gruppo, chi meglio e chi peggio / sarebbe nostra con le carte giuste / la roba del prete e del padrone / su questo tavolo di giocatori /con mani sante, carte sfortunate.”

“Del resto” ci dice l’autore “ho sempre creduto che chi ha un pubblico abbia anche, forse, non soprattutto, il dovere morale (civile?) di partecipare attivamente al dibattito culturale (politico?) che anima le vite reali delle persone, fatte sì di intimo estetico, ma soprattutto di quotidianità da descrivere e da interpretare. “

 

 


 

Il libro è acquistabile on-line, seguendo uno dei sottostanti link:




 

La crisi economica

II

Quanto costa caro, tutto quello che se ne sta nascosto otto questa terra
così battuta dalla pioggia
di questa notte veglia e fresca di città
sotto l’acqua e sotto la custodia dei guardiani dei palazzi d’oro
senza-tetto umidi ai margini delle baracche
e dei centri commerciali palpitanti
forme patinate di carta pesta e specchi deformati
o scie di pesci dell’oceano come rapaci impazienti di quel bel paese in minuscole corolle, design essenziali il posto a capo tavola governando per bisogno e si potessero immaginare quanto costano i frutti della terra e dell’acqua e quanto costa il profumo dei pini svettanti e dei prati senza pietre quanto quanto rendere ai padroni dei guardiani i loro favori chiamati prestiti

sotto questa terra

così battuta dalla pioggia

di questa notte veglia e fresca di città

sotto l’acqua e sotto la custodia dei guardiani dei palazzi d’oro

senza-tetto umidi ai margini delle baracche

e dei centri commerciali palpitanti

forme patinate di carta pesta e specchi deformati

o scie di pesci dell’oceano

come rapaci impazienti

di quel bel paese in minuscole corolle, design essenziali

il posto a capo tavola governando per bisogno

e si potessero immaginare

quanto costano i frutti della terra e dell’acqua e quanto costa

il profumo dei pini svettanti e dei prati senza pietre quanto

quanto rendere ai padroni dei guardiani i loro favori

chiamati prestiti

quando non richiesti così

con un sorriso amaro e un po’ di farina nell’acqua

giornate che lievitano come pane e l’autografo di idoli e di eroi.

 

Il Comunismo

II

Cosa vuoi che ti dica, i temporali si dissolvono da soli

anche i capannelli di gente e il denaro risparmiato

ma non il bisogno che ho ancora di te, tiranno mio

perché non sono neutrale, imparziale né equilibrata

quindi sto ancora con te, quindi dimmi cosa vuoi

di me che vesto comoda, ma al caso pure elegante

e non certo per compiacere te, ma chi è come me

che sta con me, e che pensa proprio uguale a me.

Facevano le stesse rinunce, e anche gli stessi sogni

fatti di tempo di vendemmia, e di montagne nel mare.

 

Le multinazionali

III

Che disgustata tristezza, quegli anni novanta, il loro passo

la scia delle orde d’invasori, senti il soffio delle tigri

al posto dell’acciaio, il crepuscolo degli dei da museo.

Sviluppo al posto del lavoro e parole comode per pranzo

complessità, ciotole antiaderenti invece del cenare

il sonno dei poeti e dei soldati stanchi. Differenziazione.

Falsi luoghi detti delocalizzazione, dispersione, ricerca

frammentazione, concentrazione, internalizzazione. Parole

detti nuovi d’un mondo vecchio: carta igienica anglosassone.

Che raccolta delle usanze trite e ritrite, controllare tutto

più amore e più morte del necessario, e rare le lucciole

e gli innamorati nel buio, e nascosta la terra, la nostra

che animava ambizioni, di possederti, e rimanere.

 

Il mercato

I

Esiste un posto all’ombra delle rocce

dalle quali spuntano gigli e corone

fatte di grappoli d’uva e di cavalli

senza briglie dove si possono scambiare

e barattare delle cose, cose vere

o immaginate come pietre preziose

servigi di uomini o di animali

e nomi efirme oppure scarabocchi

segni su mazzetti di fogli svolazzanti

nella bufera ammaestrata dei soffi

i Zefiro e di fuori petti al sole

e cosce al sole, di donne e di polli

e firme spumose nel bel mezzo del cielo

da vedere da lontano lì in quel posto

acquirenti e venditori o soltanto…

 

Il liberismo

Sono loro, sono io, libero di pensare e fare

di pensare d’esserlo libero, e di farlo credere

di filosofeggiare dello scorrere sulle rotaie

stese sulla morbida seta portata da Marco Polo

libero navigante con prenotazione e turista

apprendista intagliatore proprio in mezzo ai seni

scorrere la lama fra i capezzoli il cuore, dentro

veloce, come i treni e come le strade, di sopra

sotto i tunnel e sopra i ponti e le dolci volte

dei concetti belli da dire, proprio quelli passeggeri

come un dolce avvelenato da leccarsi le dita

e ogni orifizio, e meandro, senza alcun pudore.

 

Nessun commento:

Posta un commento

Grazie per il commento. Verrà pubblicato dopo essere stato moderato.