Raffaele Castelli Cornacchia è nato a Castiglione delle Stiviere e vive
a Brescia dove insegna. E’ scrittore, poeta e autore di testi teatrali. Ha
pubblicato le raccolte L’alfabeto della crisi (Italic-PeQuod, Ancona,
2013), Via Milano - Lampi di stampa, Milano, 2012 (classificato secondo
al Premio Letterario Nazionale Anna Osti 2012) e A meno che (Ennepilibri,
Imperia, 2008). E' anche autore del romanzo breve “Il pacco di Durante” (Robin
Edizioni, Roma, 2006) e del libro per piccoli lettori “Gli abitanti di Colle
Bianconero” (EdiGiò, Pavia).
Suoi lavori sono apparsi in antologie e riviste. Nel 2006 è stato invitato
alla XX^ Biennale di poesia di Verona. Diverse sue opere sono state utilizzate
in spettacoli teatrali, fra cui il progetto poetico dapPerTutto, in cui s’intrecciano
lettura, recitazione, musica e immagini.
° ° ° ° °
La poesia di
Raffaele Castelli Cornacchia sperimenta invece un altro versante: quello dei
problemi concreti, della politica, della crisi, del lavoro, dell’economia. E lo
fa in maniera efficace, poeticamente valida, strutturalmente e sintatticamente
ben costruita.
Il libro è suddiviso
in capitoli, ognuno tratta un aspetto del mondo moderno, delle cose che
viviamo, dello spaesamento che ci colpisce, della barbarie che ci avvolge; temi
economici e a volte etici: il comunismo. Il capitalismo, la finanza e, perfino,
il mercato e il debito pubblico.
Ne "La
crisi economica" felicissimo è l'incipit:
“Quanto costa caro tutto
quello che/ se ne sta nascosto / sotto questa terra…”
Inizia cosi
un’arringa antisistema, ricca di immagini, di similitudini, di metafore, di
rabbia, che però fluisce dentro un preciso alveo stilistico, non straripa, non diventa petulante,
ma mantiene una eleganza lessicale, un suo ritmo ammaliante e sorprendente. Sotto
l’impulso della febbre compositiva le immagini sorgono all’improvviso, non
sempre logiche, in verità, non sempre congrue, ma piacevoli, libere,
efficacemente poetiche. E questa arringa dura per tutto il libro, seguendo un
suo chiaro percorso logico che passa dal tema della crisi economica, all’egemonia
culturale, alla demagogia al comunismo, anche qui con un felice incipit:
"Cosa
vuoi che ti dica i temporali si dissolvono da soli…".
E poi tutto
un mondo di personaggi, ombre e suggestioni che, come in “Socialismo”, appaiono e spariscono, folgoranti come in un
temporale che non passa:
“Possiedo dei figli e un orario/ al mattino oltre a un
padrone / un prete e giocatori di carte / un bel gruppo, chi meglio e chi
peggio / sarebbe nostra con le carte giuste / la roba del prete e del padrone /
su questo tavolo di giocatori /con mani sante, carte sfortunate.”
“Del resto” ci dice l’autore “ho sempre creduto che chi ha un pubblico
abbia anche, forse, non soprattutto, il dovere morale (civile?) di partecipare
attivamente al dibattito culturale (politico?) che anima le vite reali delle
persone, fatte sì di intimo estetico, ma soprattutto di quotidianità da
descrivere e da interpretare. “
Il libro è acquistabile on-line, seguendo uno dei sottostanti link:
La crisi economica
II
Quanto costa caro, tutto quello che se ne sta nascosto
sotto questa
terra
così battuta
dalla pioggia
di questa
notte veglia e fresca di città
sotto
l’acqua e sotto la custodia dei guardiani dei palazzi d’oro
senza-tetto
umidi ai margini delle baracche
e dei centri
commerciali palpitanti
forme
patinate di carta pesta e specchi deformati
o scie di
pesci dell’oceano
come rapaci
impazienti
di quel bel
paese in minuscole corolle, design essenziali
il posto a
capo tavola governando per bisogno
e si
potessero immaginare
quanto
costano i frutti della terra e dell’acqua e quanto costa
il profumo
dei pini svettanti e dei prati senza pietre quanto
quanto
rendere ai padroni dei guardiani i loro favori
chiamati
prestiti
quando non
richiesti così
con un
sorriso amaro e un po’ di farina nell’acqua
giornate che
lievitano come pane e l’autografo di idoli e di eroi.
Il Comunismo
II
Cosa vuoi
che ti dica, i temporali si dissolvono da soli
anche i
capannelli di gente e il denaro risparmiato
ma non il
bisogno che ho ancora di te, tiranno mio
perché non
sono neutrale, imparziale né equilibrata
quindi sto
ancora con te, quindi dimmi cosa vuoi
di me che
vesto comoda, ma al caso pure elegante
e non certo
per compiacere te, ma chi è come me
che sta con
me, e che pensa proprio uguale a me.
Facevano le
stesse rinunce, e anche gli stessi sogni
fatti di
tempo di vendemmia, e di montagne nel mare.
Le multinazionali
III
Che
disgustata tristezza, quegli anni novanta, il loro passo
la scia
delle orde d’invasori, senti il soffio delle tigri
al posto
dell’acciaio, il crepuscolo degli dei da museo.
Sviluppo al
posto del lavoro e parole comode per pranzo
complessità,
ciotole antiaderenti invece del cenare
il sonno dei
poeti e dei soldati stanchi. Differenziazione.
Falsi luoghi
detti delocalizzazione, dispersione, ricerca
frammentazione,
concentrazione, internalizzazione. Parole
detti nuovi
d’un mondo vecchio: carta igienica anglosassone.
Che raccolta
delle usanze trite e ritrite, controllare tutto
più amore e
più morte del necessario, e rare le lucciole
e gli
innamorati nel buio, e nascosta la terra, la nostra
che animava
ambizioni, di possederti, e rimanere.
Il mercato
I
Esiste un
posto all’ombra delle rocce
dalle quali
spuntano gigli e corone
fatte di
grappoli d’uva e di cavalli
senza
briglie dove si possono scambiare
e barattare
delle cose, cose vere
o immaginate
come pietre preziose
servigi di
uomini o di animali
e nomi efirme
oppure scarabocchi
segni su
mazzetti di fogli svolazzanti
nella bufera
ammaestrata dei soffi
i Zefiro e di
fuori petti al sole
e cosce al
sole, di donne e di polli
e firme
spumose nel bel mezzo del cielo
da vedere da
lontano lì in quel posto
acquirenti e
venditori o soltanto…
Il liberismo
Sono loro,
sono io, libero di pensare e fare
di pensare
d’esserlo libero, e di farlo credere
di
filosofeggiare dello scorrere sulle rotaie
stese sulla
morbida seta portata da Marco Polo
libero
navigante con prenotazione e turista
apprendista
intagliatore proprio in mezzo ai seni
scorrere la
lama fra i capezzoli il cuore, dentro
veloce, come
i treni e come le strade, di sopra
sotto i
tunnel e sopra i ponti e le dolci volte
dei concetti
belli da dire, proprio quelli passeggeri
come un
dolce avvelenato da leccarsi le dita
e ogni orifizio, e meandro, senza
alcun pudore.
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