Nel 2006 ha fondato
l'associazione La brasca lombarda,
per promuovere la lingua
insubre e lombarda ed ha collaborato con il movimento econazionale insubre Domà Nunch. È inoltre
sostenitore di Survival International, organizzazione per
la difesa dei popoli primitivi e del loro territorio tribale.
È autore e
protagonista del cortometraggio 'Il corpo
alla finestra' (2014) con la regia di Fabio Pagani.
Animatore culturale e insegnante, organizza nella sua città serate
di poesia, e produce, con l’aiuto di alcuni ragazzi, con cui ha creato il
gruppo Le Nihil, brevi cortometraggi,
diffusi poi su youtube.
Nel 2006
ha tradotto il Qoèlet biblico in lingua lombarda. Nel 2007 ha pubblicato con Meridiano Zero “Il diavolo custode”, romanzo sulla vita del bandito Sante Pollastri, e nel 2010, “Un cattivo maestro”. per la Casa Editrice Mursia. Nel 2014 ha
pubblicato un ebook di poesie “Nuvole e
labbra”; nel 2011 “Coelett” per l'editore La memoria del mondo. Infine,
nel febbraio 2015, ha pubblicato per l'editore “Divina Follia”la raccolta poetica “Appunti per la grande carestia” che qui segnaliamo.
Acquistabile cliccando su uno dei seguenti link:
http://www.libreriauniversitaria.it/appunti-grande-carestia-balocchi-luigi/libro/9788898486526
http://www.unilibro.it/libro/balocchi-luigi/appunti-per-la-grande-carestia/9788898486526
Appunti per la grande carestia è poesia di denuncia di rara
potenza. I temi trattati sono gravi e sconvolgenti, destabilizzano, creano
disagio. Avete mai letto di un uomo disperato, che ha subito abusi, che ha sofferto,
che si è perso e dispera di ritrovarsi? Avete mai letto dell’inferno,
dell’odio, del disprezzo, della paura e della rivolta? Ecco, tutto questo c’è
in “Appunti per la grande carestia” di Luigi Balocchi.
Crudo, aggressivo, feroce con se stesso e
con gli altri non è facile da leggere, né distensivo. Le sue sono poesie di
rabbia e di amarezza, di sfida e infelicità che lasciano l’amaro in bocca e un
senso di frustrazione che uccide i sogni e la bontà a buon
mercato.
Un pugno nello stomaco, come può darlo la vista di un bambino maltrattato e sanguinante. Un bambino che, diventato
uomo, fa suoi i vizi e gli abusi che l’hanno perduto e li sbandiera in faccia
al mondo, come una sorta di sfida amara e infelice.
Il tema devastante è quello della
violenza sessuale sui bambini e della prostituzione giovanile indotta da
persone senza scrupoli e delle terribili conseguenze che essa ha sulla vita
della vittima.
I versi sono belli, armonici, costruiti
con grande consapevolezza e maturità poetica; nulla è gratuito, nessun
compiacimento, nessun esibizionismo, solo il desiderio di mostrare il male
senza infingimenti e, possibilmente, esorcizzarlo.
Libro d’amore e di sesso, dunque, con
dentro una specie di ferocia necessaria, che agisce come un coltello nella
carne, un bisturi impietoso che estrae il dolore e, finalmente, cerca di sanarlo.
Osserva giustamente Silvia Denti nella sua
bella prefazione che Luigi Balocchi: “… rifiuta fronzoli, rinnega le
virgole, corre a perdifiato sulle linee del tempo vivificandosi nelle
eccezionali tensioni verbali, che non badano a trattenersi…” e più avanti:
“…Balocchi sulla propria pelle ha attraversato inferni indicibili, salvandosi
solo grazie alla sua acuta intelligenza e alla sensibilità che lo hanno
condotto sulla via della scrittura…”.
Appunti per la grande carestia
Dov'era siccità
è sboccata una fonte.
Un corpo è
fiorito.
Verde è la foglia.
E non ho fatto
altro che baciare.
Adorare.
Come solo un
piccolo bastardo insolente sa fare.
Lo sa fare perché
sa da dove viene.
Io vengo dal
fango.
Dai rottami
dell'Amore.
Dall'infanzia
con gli occhi pesti.
Dalle madri
mutilate di labbra e di carezze.
Dai padri con la
valigia in mano.
Vengo dal mio
corpo coraggioso e bello.
E questo ho
dovuto usare per sopravvivere alle mille carestie dell'Amore.
Ed è così che
affamato assetato mi son fatto devoto alla vita.
E ho bagnato le
labbra.
Ho colto il
fiore.
L'ho posato su
questo cuore.
E gli occhi non
fanno più male.
E il bambino ti
è sul seno.
È un uomo.
Nel tempo della
grande carestia.
La sorte
E questa è la
sorte dei poeti.
Amare. Maledire
quelli del compasso e del righello.
Gli arricchiti i
bottegai.
Son loro ad aver
fatto dell'Amore
una pensioncina affettiva.
Gli va bene.
Non fa una
piega. L'Amore ridotto
a un lamento un
senso di colpa
una bella
vetrina. Io me ne sbatto.
Non un lamento.
Non un senso di colpa.
Niente vetrine.
Nessuna furbizia.
Ho solo il
coraggio di amare.
Maledire
d’Amore.
Sporco
La
casa era tutta uno specchio.
Tutto brillava. Sui vestiti
non avevo una macchia.
I capelli puliti. Lustre le scarpe.
Ero un bravo bambino.
Ero sporco da far schifo.
Il giovane bello
Io
non ho mai scelto.
Mi han scelto gli altri.
E di me han fatto ciò che han voluto.
Mi han preso.
È perché volevo essere amato.
È perché mi sentivo nessuno.
E bastava uno sguardo a farmi tremare
nel sangue un richiamo d’amore.
È così che mi hanno sbranato.
E ho pianto. E mi è piaciuto.
Razza padrona
Voi
siete la razza padrona.
Comprate la vita.
L'amore.
Lo fate coi soldi.
Con il ricatto. La bugia.
Siete deboli. Siete feroci.
Sapete piangere. E sbranare.
Non siete assassini.
Non ne avete il coraggio.
Siete i mandanti.
Io vi conosco.
Eva - che mi piange tra le braccia -
Hai quindi rinunciato.
Sei rimasta lì con lui.
E piangi. Sei serena.
Hai le tue soddisfazioni.
Ti profumi di pastiglie.
Ti compri le vetrine.
Ha bisogno di te. Lui.
Di una donna.
Di una serva.
Sa bene come tenerti.
San bene come fare. Loro.
C'han l'etica del Lavoro sti
balordi.
Dopotutto nella vita bisogna
impararselo il mestiere.
Di padrone. Di marito.
D'orco astuto.
Avresti potuto ammazzarlo.
Finalmente riprenderti la Vita.
Ma non l'hai fatto.
Ti è mancato il coraggio.
È la
buona educazione.
Peccato.
E comunque io
appartengo a questa terra.
Qui son nato.
Qui avrò tomba.
Questa terra
lombarda fetida di lutti
grasso e stupri. Come una madre cattiva.
Che ti ingozza.
Ti rovina.
Sono il figlio
bastardo. Il teppista.
Tra i migliori.
Lombardia che vacca loeuggia.
Mi piacciono e mi dispiacciono allo stesso tempo, queste poesie. Crude( questo mi piace) e altisonanti( questo mi dispiace). Certamente non passano inosservate. Nè inguardate. Il che, per delle poesie, è già molto. Gianni Priano
RispondiElimina