domenica 15 novembre 2020

Griselda Doka

 

Griselda Doka:  "Dimentica chi sono" - Fara Editore 2018



 



Griselda Doka è una giovane poetessa di Terpan Berat (Albania), dottore di ricerca in studi letterari, linguistici, filologici e traduttologici all'Università della Calabria. E' operatrice culturale nel campo dell'accoglienza dei migranti. Ha scritto alcune raccolte di poesia, tra cui "Solo brevi domande esiliate" (Fara editore), a cui è stato assegnato nel 2016 il Premio della critica al Poem Award Academy,  e  "Dimentica chi sono", qui recensito, che si è classificato 2° al concorso Faraexcelsior 2018 e 3° al Premio Senghor 2018.


Nota di Renato Fiorito


Una poesia densa, questa di "Dimentica chi sono" di Griselda Doka. Densa di passioni, di carnalità, che si alimenta della vita quando è giovane e forte e può sfidare il mondo, le ingiustizie, la forza del mare, la paura del buio, l’infinito silenzio, per un amore urgente che ha mani e braccia, sesso, odori, rabbie, abbandoni. È poesia che amo perché infonde energia, rende il senso del viaggio, della tempesta, della battaglia; non quella esangue e sfibrata che trova le sue radici in altri libri, che ha la sostanza molle delle oscure elucubrazioni, delle costruzioni abborracciate dal narcisismo o dall’ambizione, magari per salire su qualche traballante trespolo da cui impartire polverose lezioni accademiche, ma la poesia buona che prende dalla strada le parole, dal cuore il flusso caldo dell’amore, dal viaggio la speranza di un mondo migliore. Griselda Doka non vuole limare i versi, non ne ha tempo né lo desidera, ha cose più urgenti da fare, vuole raccontare il desiderio, il dolore, l’amore, gli incontri, gli addii, la disperazione. Vuole che la parola sia “foglia d’ortica che lesioni la pelle”, che destabilizzi certezze, che sia abbraccio fraterno per gli umili e i dimenticati. È poesia che vuole cambiare e cose, che non si rassegna all’irrilevanza, che si mette al centro delle storie e le illumina. Un libro da leggere dunque, tutto d’un fiato, perché parla di amore, di morte, di dolore, di paura, delle cose vere insomma, quelle che contano, ma senza nominarle quasi mai, poiché tutto vive nella forza dei fatti, nell’atmosfera che Griselda ha creato. Dimentica chi sono è un piccolo, grande scrigno con dentro le emozioni, le riflessioni, le rabbie di questa giovane poetessa che spalanca le braccia sull’ignoto, sempre coltivando per sé e per gli altri un fondo di speranza grazie al quale, a ragione, può dire: “anche se non esiste/ potremmo inventare/ una storia d’amore noi due/ io sono la poesia/ e lo sei anche tu.”

 

 


 Libro acquistabile ai seguenti link: 
http://www.faraeditore.it/vademecum/16-Dimenticachisono.html





 

Dimentica chi sono

dimentica chi sei

tu, mia costante evasione

che percorri il mio Sud, tortuoso

cercami nei campi di zagara bianca

colmi di nettare pregnante

che ti scorre nelle vene

quando l’odore del mio sesso

è la sinfonia che ti accoglie


***

Se la mia parola ti giunge inaspettata

insolente, piena e rovente

una foglia d’ortica

che sfiora la pelle lesionata

flagello

la parola

travolge

oltraggia

spiazza

il tuo silenzio

il tuo ricovero

vuoto

manchi di fede

manchi di odio

quando la parola ti giunge

inaspettata

vera

vera

vera

erranza ardente

che scioglie il sole

in gola

 

***

La posta in gioco è alta

la posta in gioco sei tu

questo non è un gioco

te lo dicevo

non mi credevi

ora lo scrivo

e lo sottoscrivo

vieni via con me

prima che sia troppo tardi

prima che venga la neve

prima della scommessa

del diluvio

e di ogni altra promessa

ora, o mai più

andiamo a calzare

i tuoi passi

i miei passi

questo non è un gioco

e io non so giocare


in qualche modo ci siamo trovati

a sottoscrivere lo stesso patto

ciascuno con il proprio silenzio

 

***


Io credo in Dio

in un unico solo e onnipotente Dio

di quello che ha fatto i cieli e la terra

e anche il mare

perché è li in mezzo che ho visto Dio

dalla faccia nera e spaventosa

Nel nulla

quando sentivo l’acqua che entrava

nella nostra scialuppa scheggiata

e pregavamo tutti in coro

siamo diventati lì, tutti credenti

di un solo e unico Dio

onnipotente e misericordioso

che ci stringeva in una morsa

lì, nei nostri 80 cm di spazio personale

i morti possono giacere

i vivi non si devono piegare

maledizione ragazzi

tutti insieme

giù in coro

qualcuno osava cantare

e il coro rispondeva

Allah akbar

Dieu ait pitié de nous

good Lord have mercy

 

***

mai visto tanto buio in vita mia

mai tanta acqua

tanto sudore e pipì insieme

tante lacrime partecipi nella disperazione

Dio mio dio mio

non sappiamo dove siamo

sappiamo di te ma non ti vediamo

Dio mio dio mio

 

se mi salvi farò 30 giorni di digiuno

anzi 50 o 100 tutti insieme

e ti adorerò giorno e notte

Dio mio…non spingete di là, hey bro’

’r ’u crazy still singing aloud, pray shit, pray

ma un lamento lungo

di canti collegiali

si innalzava sgraziato nella notte

un altro anno e avrei finito

un altro anno e avrei detto addio al mio villaggio

chissà se potrò mai raccontare la mia storia, hey bro’

se calpesto terra di nuovo

Terra bro’, terra, basta che non sia d’Africa

che così velocemente ha bruciato i miei sogni

le senti ora queste lacrime

sono sicuro che le senti anche in mezzo al coro

Hey bro, non mi dare la mano ora

bestemmia pure il tuo dio e anche il mio se vuoi

ma sulla terra bro’, se sbarchiamo vivi sulla terra

ti prometto che ti darò la mano, e saremo fratelli per davvero

adesso bro’ stringiamo i denti

aguzziamo gli occhi

origliamo le tenebre

forse qualche dio lo espelleranno





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