martedì 8 marzo 2022

Valeria Borsa - Lungo l'argine aperto

 



Valeria Borsa è nata a Voghera nel 1975. Conseguita la maturità classica, si è laureata con lode in Lettere antiche all’Università di Pavia con una tesi sperimentale sui problemi della traduzione e della didattica delle lingue classiche. È docente di Lettere presso l’Istituto Comprensivo di Tortona e autrice delle raccolte: “Canti dell’Altrove (Novi L., 2009); Kalendae (puntoacapo, 2011);  Il giorno prima che inizi la pioggia (puntoacapo 2015) -  3° classificata al Premio “Città di Recco 2016”. Infine con il libro Lungo l’argine aperto, qui recensito, nel 2017 si è classificata terza al Premio Letterario Castel Govone-Città di Finale Ligure. 

 

Lungo l'argine aperto 

Nota critica di Renato Fiorito


In un mondo gridato, Valeria Borsa nella silloge “Lungo l’argine aperto” sussurra versi di suadente armonia dal ritmo leggero e toccante. Il senso della raccolta è enunciato in estrema e efficace sintesi nel verso che l’autrice stessa pone in esergo al libro: “A mani aperte s’abbandona/ la vita all’accadere sperato”. Abbandonarsi alla vita, dunque, e lasciare che il destino compia il suo percorso. Come le foglie degli alberi che rinverdiscono e poi in autunno muoiono Valeria, con mani e mente aperte, asseconda il ciclo delle stagioni, lasciandosi trasportare dalla forza delle sue speranze. 

Il mondo tratteggiato nei versi è quello che le gira intorno: gli alberi, il gelo, le spine, i boccioli di rosa e la indicibile bellezza della vita. Ma Valeria non si limita a descrivere la natura, come mille altri poeti farebbero, ma porta avanti una ricerca espressiva, tesa a reificare il suo  stupore e farlo diventare sentimento del tempo: “ci accarezza il tempo e declina/ come il mare schiumando/ alla riva (pag. 24)

La poetessa colma perciò le sue emozioni di significati metaforici, nel riuscito tentativo di riportare alla luce le radici profonde del suo essere e abbattere l'argine che separa sempre la vita reale dalla composizione letteraria, rimestando la terra del suo giardino segreto e portando sconvolgimenti e verità sconosciute all'anima recalcitrante “E la mia anima scalza/ stride,/si piega,/ diniega. (pag.17)

Dunque il giardino: quello di casa: “Lrosa che stasera/ bagna rugiade d’acqua/ si piega,/ spera e si piega. (pag.22), e quello intimo che dà significato all’esperienza del tempo: “trovo soltanto gli avanzi del tempo/ che si è spento e le ore/ si accartocciano dentro, (pag. 21). Suggestioni che si esplicitano in perfetta sintesi compositiva con versi che sono  contemporaneamente fuori e dentro il tempo, in un giardino che diventa metafora di vita, dolcezza di “…eriche/ e muschi nella brughiera (pag.25)

Ma è nella seconda parte della raccolta che l’acqua, protagonista della narrazione, rompe gli argini, sfuggente e rumorosa invade le campagne e le lunghe risaie bianche, mentre la natura circonda il lettore col suo trionfo colorato, le nuvole violacee, l’aria tremula di mare, i rettangoli assolati. Al centro di questa esplosione cromatica c'è l’inarrestabile, struggente scorrere della vita. L’argine abbattuto non è qui portatore di catastrofi ma occasione di scoperta e rinnovamento, trasformazione della realtà e di noi stessi, porta aperta sul nuovo ad annunciare la primavera: “Qui/ l’inverno ormai è lieve/ di sole aranciato all’imbrunire/ (pag.45) e “onda dopo onda inesorabile/ il tempo della meridiana ride” (pag.46)   

Dunque una poesia ricca, sorprendente, metaforica, che avviluppa, carezza, corrode, con un dolore dissimulato e sommesso, simile a quello de “l’agave spinosa piegata/ nell’orgoglio dell’ultimo/ suo unico fiore.” (Pag.41), e una poetessa discreta, amichevole, di una umiltà fraterna e splendente che infine commuove, come la viola selvatica che lei cita in una delle poesie finali, quasi a volersi congedare con un sorriso: “Sai? Mi riconosco/ viola fuori stagione/ lungo i fossati intrisi di novembre. (pag. 49)

Avrete a questo punto certamente capito che la poesia di Valeria Borsa mi piace poiché ha il merito non irrilevante di non seguire le mode artefatte, l’esibizione di un linguaggio iniziatico di incerto contenuto. Al contrario, la sua poetica è sincera, spontanea, efficace, densa di riferimenti, allusioni, valori. Si legge con un piacere quasi voluttuoso, a dimostrazione del fatto che si può essere chiari senza essere banali, carezzare senza dovere sempre graffiare, e, perché no, anche consolare, facendosi balsamo per le ferite che questo tempo infelice e distorto da ultimo ci  infligge.

 


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Amo

l’incerto stare

di febbraio

la tenace

delicatezza del croco

la carezza di brine e spine

morte al gelo

e i boccioli delle rose

che ho seccato

che invece stanno lì

impertinenti

polverose sirene

di ciò che poteva

e non è stato.


 

Ora

 

Ora che i giorni sono giorni

soltanto, senza attese

e gli azzurri spade

sui ricordi di cielo

non c’è più velo tra il presente

e il niente

il mai più

per sempre...

Ora che sulle strade vado

cercando in altri specchi

trovo soltanto gli avanzi del tempo

che si è spento e le ore

s’accartocciano dentro,

raggrinzite speranze d’inseguire

lo scatto di cerbiatto tra i rami

e le nostre avide

centellinate parole

che pure

avevano forma d’amore.


 

Urbana

 

Raccontare l’odorosa lentezza

delle strade

nella sera

serpeggiare stanco di luci

accogliente di case,

come pronte sempre al Natale.

Caldo di baci schioccante alle file

di carrelli sonnambuli

nell’artificio commerciale

baloccante tutto di neve: ma qui?

Qui

l’inverno ormai è lieve

di sole aranciato all’imbrunire,

avvolto in sciarpe pensierose

di remote parole luminose

dietro all’ombra veloce

che ci accompagna sola,

sopravvivendo al morire.



 Riconoscenza


Sai? Mi riconosco

viola fuori stagione

lungo i fossati intrisi di novembre,

al bianco tepore

della bruma che oscura

i contorni dei giorni a venire

e riflette fantasmi opachi, echi

di quel che è andato e pur resta:

nelle cose,

nelle pieghe consunte di un cuore

avvinto in inestricabili spire.

In questo perdersi fioco

non chiedermi

un mondo nuovo per noi:

solo l’alba vorrei sentire

del dormirti accanto.


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