mercoledì 19 novembre 2014

Renato Fiorito

Renato Fiorito si è laureato in Economia all’Università di Napoli; è stato dirigente dell’UIC e poi della Banca d’Italia.
E’ Presidente del Premio internazionale di poesia Don Luigi Di Liegro.
È autore del romanzo “Tradimenti” (Edizioni Zerounoundici - Collana Selezione 2009), 3° classificato, nel 2010, alla IV Edizione del Premio “Città di Recco” e alla XII Edizione del Premio "Val di Vara".
Il suo 2° romanzo “Ombre” si è classificato alla XII edizione del Premio Letterario Internazionale Mondolibro 2010 al Premio Europeo di Arti Letterarie Via Francigena 2011. Il libro ha inoltre ricevuto il premio della critica al Premio Letterario Internazionale “L’integrazione culturale attraverso la letteratura” organizzato dal Centro Ecuatoriano de Arte y cultura en Milan ed è stato semifinalista al Concorso letterario "Io scrittore" indetto dal Gruppo editoriale Mauri & Spagnol.

Le liriche di Fiorito sono presenti su diverse antologie e si sono classificate 1° al Concorso di poesia ”Di verso in verso” e al Premio di poesia Priamar. 



Recensione del Prof. Carmine Chiodo - Docente di letteratura moderna e contemporanea all'Università di Tor Vergata – Roma.

Varietà tematica e linguistica caratterizzano questa silloge poetica di Renato Fiorito: l'amore senz'altro occupa un posto centrale, ma affiorano pure altri "legàmi" che la vita offre o che nella vita si stabiliscono. Fiorito è un poeta chiaro e non va dietro a mode e ermetismi o sperimentalismi vacui e sterili. Nella sua poesia continua è la ricerca espressiva e le immagini che ne derivano sono sempre limpide.
Al riguardo faccio alcune citazioni :"Nel buio di un auto /cade un bacio sulla bocca/come un fiocco di neve" (Nell'auto,p.75), oppure "Viaggia su binari d'argilla /il mio treno, non conosce stazioni/ ha solo pali e fili che gli corrono incontro /e il ricordo di un incurante addio." (Il treno - stessa pagina). Metafore, similitudini, analogie ben costruite rispecchiano un sentire interiore, racchiuso in ritmi narrativi distesi e poetici che scavano nei sentimenti, nei legàmi, appunto, che di volta in volta si intrecciano. Affiorano anche situazioni di incomunicabilità, di vuoto senza tragedia, come nella poesia “Al bar" (pag71): “Abbiamo poggiato i gomiti sul tavolo./Tra le mani e il caffè è diventato freddo./ Con le dita ti aggiusti i capelli /e sorridi distratta /Non deve esserci costato troppo /se possiamo andar via senza rimpianti".
Fiorito sa scendere nella profondità delle relazioni e dei sentimenti, e lo fa con estrema delicatezza e con ritmo suadente che s'accompagna a sussurri di voci, a espressioni calme, quiete.
Si capisce che egli ha lavorato molto sui suoi testi prima di arrivare a questi ottimi risultati e rese poetiche. Mi sembra notevole, ad esempio, un testo come “Anniversario”in cui sono descritti i vari aspetti e passaggi di una vita in comune: "Una vita è fatta di abitudini / che scandiscono la giornata/ di insofferenze e stanchezze/ e di cenere che si accumula sul fuoco " e alla fine: "Una vita insieme non la puoi cancellare,/ è quello che abbiamo ,/è quello che siamo /e che non si può raccontare /perché è tutto e niente. /Sono i diecimila giorni e più/ che sono stati dimenticati/ e sono diventati come un unico giorno /che ha messo radici nel cuore,/ con pensieri e parole e qualcosa di più,/ e rabbie e amore e qualcosa di più/ e profumi e sorrisi e qualcosa di più./ Molto di più" (p.93).
Nei testi tutto è ben proporzionato e amalgamato: le metafore, le analogie, i paragoni si susseguono con spontaneità e leggerezza, e questo, secondo me, è uno dei tanti pregi di questa silloge poetica.
Un testo notevole è quello che racconta della vita di Pedro Rodriguez, che faceva il cuoco alla Moneda per il Presidente cileno Salvador Allende: "Non posso più dimenticarlo quel giorno /quando ci mandò via /mentre gli aerei sorvolavano la Moneda /e le mura tremavano, /e tutti credevano di dover morire". Allende poco prima di essere ucciso aveva convocato i dipendenti e li aveva salutati stringendo loro la mano. Per quella stretta di mano l'umile cuoco venne perseguitato e la sua ragazza scomparve. Passa il tempo e tutti dimenticano che Pedro aveva fatto il cuoco alla Moneda e stretto la mano a Salvator Allende, anche se nelle sue mani "porta ancora il suo cuore / e la vergogna per averlo lasciato solo".
Le parole che formano queste poesie di Fiorito sono completamente liberate dal cuore e sono parole che volano leggere e umanissime e dicono ampiamente la disponibilità verso gli altri; si leggano ad esempio testi come Vestiti,Troppo rosso è diventato il cielo, Improvvisamente, Questa notte, Fili, Il vento soffia felice.
Suggestivi e penetranti sono anche i versi di “Morte della poesia”: “Muore la poesia negli angoli dimenticati delle librerie,/ i versi dei grandi giacciono inascoltati /coperti da uno strato di silenzio, /del resto hanno poco da insegnare/ ai pochi squattrinati che li sfogliano distratti".
Più si va avanti nella lettura della silloge e più ci si imbatte in soluzioni linguistiche pregevoli, come la seguente: " Con mani da seminatore ho sepolto i pensieri /tra le rughe della terra /e li ho lasciati marcire /in questo tempo circolare che ogni cosa trasforma /compreso l'amore" (v. Fuori stagione).
Il poeta si confessa, e lo fa con naturalezza e sincerità: “Non è facile trovare un senso alla vita /se ogni strada si perde nel buio /e gli amori che così essenziali sembravano /vengono dimenticati nell'indifferenza"(Il lato oscuro,p.61). Egli insomma, raccontando la vita, la sua e quella degli altri, parla con il cuore e arriva con grazia anche a quello di chi legge :"Legàmi le mani, amore mio,/ legami il cuore,/ e trascinalo vivo, tra la folla/ mentre frusti i cavalli del tempo /che tutto consuma(...)". (Legàmi).
Sono sicuro che Renato Fiorito, apprezzato e interessante romanziere e narratore, ci darà altre sillogi poetiche, parimenti belle e originali come quella di cui ho parlato in questa nota. Egli non ha fretta di pubblicare, non è smanioso delle luci della ribalta, lavora in silenzio, tenacemente, e raggiunge ottimi risultati artistici. Questo, secondo me, dovrebbe essere il comportamento di ogni buon poeta e narratore. 



La neve


Sei venuta in silenzio
come viene la neve
e al mattino il cuore
era tutto bianco
e non sapeva cosa dire.
Mi hai coperto
come la più piccola delle viole
e ho sentito il respiro bianco
della terra aprirsi
al canto della cinciallegra.
Come il melo rabbrividisco
alla tua carezza.

Come è lieve stasera la luna.


Playa Pilar



Alla fine di tutte le strade
secoli accatastati in bianche conchiglie
guardano immobili
l’eterna distesa del mare.

Con le dita leggermente mi sfiori
per sapermi vicino
nello sfarinarsi lento della vita.

Un cormorano grida
conficcato nel cielo
per fermare l’istante
che col sole tramonta.

Basta il suo volo
Per sentirsi fratelli.


I pescatori di perle



I pescatori di perle sono finiti.
Hanno indossato bombole e maschere
e girano oziosi in cerca di prede.
Non sanno nulla delle perle.
E io mantengo il segreto.
Scendo a mani nude e trattengo il respiro.
Resisto e aspetto che la conchiglia si schiuda
e mostri infine la perla.
Allora con gentilezza e amore
tendo la mano e la raccolgo.
I pescatori di perle sono finiti.
Io sono l’ultimo.


Fragilità



Com’è fragile questo giorno
diviso com’è tra l’abbagliante sole
e l’altrove strisciante
in cui fugge il pensiero
e si aggrappano i sogni
come uccelli notturni
alle scure pareti della mente.
È lì che mi attendi
con occhi di gatta
portandomi in dono promesse
che non puoi mantenere.
Allora, piegato sulle ginocchia
come un vecchio indiano
nei vicoli di Bombay
che non dà valore al tempo né al denaro,
aspetto che il niente
che tutto circonda
si perda come pura dissipazione,
crudele disinganno.

Gli occhi scuri della notte
non sono brace
né diventeranno carezze
ma pura illusione di luce
per una suggestione bugiarda
che nulla dona
se non un’ inutile disperazione.
Allora vorrei che sorgesse la luna
e che nuove canzoni venissero
ad accarezzare il cuore
ed il vento portasse profumi di lentisco,
e che tra cielo e terra
su ondulate distese di sabbia,
come su un immenso corpo
di donna, potessi rotolarmi,
riscoprendo perdute tenerezze,
dolcezze di abbracci,
comunione di sorrisi e amore
che ogni solitudine uccide
e che il cuore sempre reclama
per continuare il suo testardo battere
nell’immensità della notte
sul chiodo appuntito della vita
conficcato nel buio
come una stella.









5 commenti:

  1. Gràzie per le belle poesie. le trovo dolci e malinconiche. Fuori dalle mode. Un poco appartate come un piccolo giardino coltivato con sicurezza da giardiniere.

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  2. Sono amico di suo figlio sarei interessato al concorso di poesia la ringrazio

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    1. Grazie Stefano. Può leggere il regolamento che è su questo blog. Abbiamo appena prorogato i termini al 23 gennaio per la presentazione delle opere.

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