Annamaria Ferramosca accompagna con le sue poesie
le opere di quattro artisti molto diversi tra loro e non riconducibili
ad unità. Di ognuno sono proposte tre
opere, tutte di sorprendente bellezza. Due di essi, Amedeo Modigliani e Frida
Kahlo sono celebrate icone del ‘900. Le loro vite, avventurose e dolorose
insieme, sono percorse da una genialità irrequieta e creativa. I loro colori
sono vivi e avvolgenti. Il mondo che descrivono conserva qualcosa di misterioso
e magico. Anche Antonio Laglia, pittore contemporaneo della scuola romana, usa
colori vivi e coltiva una modalità fotografica della pittura che rimanda ad
atmosfere familiari, a volte intessute di malinconia. Di altro genere è invece
l’arte pittorica di Cristina Bove che predilige rappresentazioni che trasbordano
nell’onirico e magicamente colgono la densità e il sapore dell’aria, la cupezza
o la luce dei cieli, le suggestioni espressioniste di un mondo trasfigurato.
Nulla da portare ad unità, dunque, se non la soggettiva ricerca, emozionale e spontanea della bellezza, quale elemento fondante e ispiratore della vita stessa. Annamaria Ferramosca la percorre di istinto, con una sua raffinata sensibilità che interpreta i segni e gli spazi e li riveste di un’anima nuova, diversa e personale che però sa mantenersi radicata nell’impasto cromatico delle tele.
Nulla da portare ad unità, dunque, se non la soggettiva ricerca, emozionale e spontanea della bellezza, quale elemento fondante e ispiratore della vita stessa. Annamaria Ferramosca la percorre di istinto, con una sua raffinata sensibilità che interpreta i segni e gli spazi e li riveste di un’anima nuova, diversa e personale che però sa mantenersi radicata nell’impasto cromatico delle tele.
Per esempio Elvira, splendidamente
ritratta da Modigliani mentre riposa ad un tavolo, trova nella poesia ad essa
abbinata, una sua sommessa voce, in armonia
col gesto e il colore del dipinto, voce che Annamaria riporta con
delicatezza psicologica di ascolto: “ti
parlo in silenzio azzurro senza pupille// mi piega una stanchezza del mondo/
senza fine né origine/ e ipnotico tu mi persuadi”.
Parimenti, in relazione all’”autoritratto
come Theuana” di Frida Khalo, (in cui la pittrice si ritrae con un copricapo
bianco a forma di stella che le circonda completamente il viso) denso di
passione e mistero, si legge: ”… coronata
d’ali perlustro il mio villaggio tehuano / su fili di ragnatela antichi di
salvezza/ mi faccio stella/ di quelle che in amore sfrecciano…)
Profonda è pure l’empatia con
Cristina Bove e i suoi dipinti d’aria e spazi d’ombre. Ne “il volo”, ad
esempio, la figurina rosata, sospesa in un cielo di pece, trova ritmo e vita in
versi che la fanno ondeggiare nella nostra fantasia e planare in un mondo
verde, vorticoso di affetti e di parole, grazie ad una bellissima poesia “… vorrebbe planare sul mondo/ a occhi chiusi
lasciarsi fondere/ nella consistenza mutevole dei boschi/”.
Infine, per le donne di Antonio
Laglia circondate da malinconiche solitudini o fermate nell’atto sensuale di
mirarsi allo specchio Annamaria scrive:
“bastano minimi moti/ a fare in pezzi lo
specchio beffardo / perforare il passato/scrollare il destino dalle
promesse/abbiamo fiori ai piedi…”,
Come felicemente nota Maria Teresa Ciammaruconi nella sua
prefazione: “A volte, all’improvviso,
sulla linea pura dell’orizzonte si aprono fenditure. Il poeta si avvicina, il
respiro si allarga”. È questo il caso di “Trittico”, connubio felice tra segno e parola, che vi invito a
leggere, anzi a sfogliare con lentezza, per dare tempo ai versi di fondersi con
l’impasto cromatico, denso di materia, e diventare una cosa con esso, perché, è
vero, quando il poeta si avvicina, si aprono a volte fenditure e il respiro si
allarga.
la plaquette è disponibile su richiesta a: info@dotcompress.it
Il mio grazie a Renato Fiorito per la sua lettura così attenta e partecipe e per la preziosa diffusione.
RispondiEliminaAnnamaria Ferramosca
Grazie a te Annamaria, questo blog vive grazie alle poesie dei nostri poeti più bravi!
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