SCONTO DI PENA - Puntoacapo editore
Nota di Renato Fiorito
Fare
di un fatto di cronaca nera un poema è già cosa inusuale e intrigante, farlo
poi con raffinata padronanza del verso è ancora più raro e sorprendente.
La
donna che, nel nuovo libro di Carla Mussi: “Sconto di pena”, taglia la gola al
suo amante, fa subito pensare alla “Ballata del carcere di Reading”, scritta da
Oscar Wilde in difesa di Charles Thomas Wooldridge che, analogamente, uccise la
moglie con un colpo di rasoio alla gola per gelosia.
“Eppure ogni uomo uccide ciò che ama” scrive il poeta
“Ognuno ascolti dunque ciò che dico/ alcuni uccidono con uno sguardo
d’amarezza/ altri con una parola adulatoria/ il codardo uccide con un bacio/
L’uomo coraggioso con la spada”.
Anche
in “Sconto di pena” è presente una discrasia tra la ferocia accertata del
delitto e l'intima verità di chi l'ha commesso, tra la condanna pubblica e il
segreto dolore dell'assassina. Il momento irrimediabile del delitto si
contrappone antinomicamente alla superficiale percezione che la società ne ha,
alle testimonianze dei vicini, all’ammissione di colpa, ai trafiletti dei
giornali.
Per
parte sua, il ritmico incalzare dei versi, elegante e armonico, bene asseconda
i salti narrativi e le variazioni dei punti di osservazione.
Il
delitto è commesso per amore, o meglio, per non-amore. Il teatro è un letto
coniugale, ma a commetterlo è qui una donna e le sue ragioni sono quindi più
intricate e sfuggenti. A raccontarlo, inoltre, è pure una donna, quasi fosse
un’inquietante rivalsa di genere, che utilizzando un’attitudine alla violenza
tutta maschile, capovolge lo stereotipo e ne fa uno strumento di ribellione e
liberazione.
Il
coltello che taglia la gola dell’uomo richiama infatti la lama con cui Giuditta
uccise Oloferne, lì per liberare il suo popolo dal tiranno, qui, per liberare i
sogni dalla subalternità della loro condizione.
La
violenza non è quindi il frutto di un atto inconsulto, di un momento d’ira o di
un improvviso moto di vendetta, ma il tragico sbocco di una fredda
determinazione, maturata lentamente nel segreto delle mura domestiche, ben
dissimulata, coltivata come una mala pianta, un veleno sottile della mente che
non può che portare al crudele esito finale:
“Le ragnatele orlano lo specchio / dentro galleggia il
viso, / il tempo è il ragno.”
Da
una parte c'è cioè la vita tranquilla di una donna normale che disbriga i
lavori quotidiani con sistematica cura, dall’altra l’odio feroce, accumulato
negli anni che sconfina nel gesto finale del colpo di coltello che affonda
nella carne e colora di sangue il letto.
“Col gesto che alla fine ti scagliavo / disanimavo un
niente / accendevo una lama / di lampadine rosse sul lenzuolo.”
Il
movente non serve perciò a spiegare il dramma ma ad archiviarlo perché la
definizione di “delitto passionale”, se basta agli inquirenti per stabilire la
pena, non spiega il come e il quando, né dà conto dei fantasmi che hanno
tramutato l’idea di uccidere in “fatto”.
La
donna, del resto, fa di tutto per nascondere l’arma, quasi che questa fosse
l’unico elemento che la collega alla realtà, e cerca perfino di fare apparire
il delitto come un atto inconsulto, per guadagnarsi un vagheggiato sconto di
pena,
“Uno sconto di pena è da augurarsi,/ se dovessi
infierire ciecamente/ senza meditazione”
Omicidio
non spiegato e non spiegabile, dunque, mosso dalla passione ma senza
passionalità, pianificato con freddezza ma privo di ragioni, segnato da una
follia che spaventa proprio perché mimetizzata nelle pieghe della quotidianità
e dunque irriconoscibile nella sua maschera di false parole e tranquillo fluire
dell’esistenza.
Un
delitto che sa di rivalsa sulla vita che lentamente mangia le speranze e uccide
l’innocenza sicché alla bambina che un tempo giocava in riva al mare non resta
che un mare artificiale, un acquario casalingo troppo piccolo per nascondere la
colpa.
"Stai sereno, il coltello / l’ho nascosto sul
fondo dell’acquario / svena l’acrobazia dello spirografo / che è convinto del
mare".
Bella
infine anche la postfazione di Emanuele Spano che ha colto con bello stile gli
elementi essenziali del dramma.
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