Laura Pezzola è nata a Fiano Romano e vive da moltissimi anni a Roma, dove attualmente
segue l’attività commerciale di famiglia. Ama tutti i generi letterari, ma
sorprendentemente ci racconta di avere una qualche predilezione per i romanzi
distopici.
Nel tempo libero si prende cura del suo giardino o fa lunghe passeggiate.
Ha pubblicato diverse raccolte di poesie: Uccelli di carta (Seledizioni
1981); La manutenzione dell’anima (2013); Il primo verso (2014)
e, da ultimo, L’inquilina dei piani alti (2017), tutti pubblicati con
Edizioni Progetto Cultura.
Da tempo fa parte del gruppo "Controverso Poesia" che si dedica
alla lettura dei poeti
contemporanei e del ‘900 e organizza incontri di poesia in librerie e
biblioteche.
Ha frequentato e frequenta laboratori di scrittura perché pensa che in
poesia come nella vita non si finisce mai di imparare e che l’ascolto e
la condivisione dei testi costituiscono una preziosa fonte di
arricchimento e confronto.
Le sue poesie sono presenti in varie antologie e blog e hanno ricevuto premi e
riconoscimenti letterari.
L’inquilina
dei piani alti
(Commento di Renato Fiorito)
(Commento di Renato Fiorito)
Già dalla prima poesia le
immagini ci avvolgono con delicata e ineccepibile eleganza:
Il
cielo ha il colore del vetro
oscura
lampioniannoda perle e stracci
sul rovescio del giorno
Si
fa largo tra i versi una sorta di meraviglia per la quale nulla è scontato: il
colore del cielo, l’alba che viene a spegnere i lampioni, la bellezza e la
paura della notte, che poi altro non è che il rovescio del giorno. Cioè le cose di sempre,
quelle di tutte i giorni, che qui però assumono un’altra veste, la magia delle immagini
improvvisamente illuminate dalla luce radente del sole. In fondo, a pensarci, è proprio
questa la poesia: guardare con altri occhi, con occhi da bambino e cuore
adulto provato dalla vita e maturato nella riflessione e nello studio, per riscoprire la bellezza del perso, del trascurato, del dimenticato nell’affannarsi quotidiano.
Le immagini di Laura
Pezzola, dicevo, con la loro inaspettata ricchezza di figure retoriche, di
allegorie, catacresi, metafore e personificazioni, ma non accatastate l’una
sull’altra per puro virtuosismo letterario, bensì ognuna al posto giusto, al
momento giusto, in perfetta armonia.
Ne viene fuori una reificazione
del vero, cose che si fanno sentimento, e sentimento che si fa voce comune,
senso della vita, fiume che scorre.
Indosso
stanze anguste
come
un vestito anticoche profuma di mentine e mestizia
trascino casse di zavorra
come l’uccello parassita il pesce
come un dolore a cui non si rinuncia
(da pag.19 - L’inquilina dei piani alti)
Così
nostalgia e ritorni, addii e riscoperte si inseguono e, a leggerli con
attenzione, ci dicono che non sono estranei, perché colgono un
fruscio, un battito, un dolore che è anche nostro. È questa sorta di fraternità che si fa vessillo nella poesia di Laura Pezzola, questo scoprirsi
simili, non per sangue o fattezze fisiche, ma per ciò che c’è nel fondo, che
gli altri non vedono e noi spesso dimentichiamo.
Pe
questo, nel leggere “L’inquilina dei piani alti” non bisogna avere la freddezza del critico, né la dottrina del letterato, ma la lentezza di un cuore, aperto e
disponibile ad accogliere la suggestione dei versi, la loro musicalità e a riscoprire
la parte preziosa di noi.
Le immagini che Laura inventa, i suoi fantasmi, i suoi angeli, vengono così ad abitarci, disinteressati alle vicende del mondo, al suo caos, alla barbarie, per svelarci che il bello nascosto nelle cose, quello che conta davvero: l’umanità, la comunione con il mondo, la libertà, sono già in noi e nessuno potrà toglierceli se noi non vogliamo.
Scrive Plinio Perilli nella sua prefazione: ”Laura Pezzola… distilla, pennella,
tono su tono, solo versi miti, solo liriche pazienti, arrese, vorremmo dire
sapienti, convertite alla pace… eppure, quanta guerra di gusto e coraggio
d’esistenza, quanti gridi estenuati…”. E' così. La nostra inquilina guarda il mondo dai piani alti, non per snobismo o
civetteria, ma solo per prendere le giuste distanze e averne una visione più ampia, in
modo da osservare meglio le persone affaccendate nelle mille preoccupazioni e ricordare loro che poco sopra, appena più in alto dei palazzi
e del brulicare sconnesso della vita, c’è il cielo, l’armonia dell’azzurro, il
volo nascosto degli angeli.
Il libro è acquistabile su tutte le piattaforme on-line.
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ALBA
il
cielo ha il colore del vetro
oscura
lampioni annoda perle e stracci
sul rovescio del giorno.
In
queste mattine interminabili
qualche
uccello gracchia movimentando la piazza
manca il sibilo del tram
il chiasso della caffettiera
l’aroma del pane
che punzecchia la gola
manca il rumore di fondo
come
un fermo immagine
di
me - sentinella assorta in attesa degli ospiti.
Nell’apocalisse
l’angelo giura che il tempo non esisterà più. Dove lo nasconderanno? Non lo
nasconderanno in nessun posto. il tempo non è un oggetto, è un’idea. Si
spegnerà nella mente. (Fedor Dostoevskij)
Con
minuziosa cura assemblo
scampoli
di tempo: la nostalgia del vento
sui tavoli all’aperto
di fine agosto
la polvere dei sogni che laniccia
sotto le sponde dei letti
lo spray dei versi graffiati
sui parapetti screpolati
dei poeti.
A
fine anno
compilo
elenchi di settimane senza giorni
calendari di fogli capovolti
sui refusi dei caratteri.
sfilano le ali e fasciano i fianchi
incollano ai muscoli le maglie spesse
oscillano nella penombra dei palazzi
con una cicca spenta tra le labbra
hanno
i polmoni in fiamme
e
le mani invecchiate dai calli esplodono di rabbia sui sedili
ammaccati delle automobili
tu
- ne rammendi le ali sciupate
ne
riprendi i tessuti tarmati e quando l’onda batte sullo scoglio
con un rumore livido di pioggia
non
t’importa se le stelle muoiono
colando
buchi neri dallo spazio.
LA
RIGA GIALLA
La riga gialla divide la distanza
di
ogni treno che passa e sferza il vento
rabbrividendo
l’anima sul punto
di
sollevare i piedi dalla rampa
la
vita è una deriva di cadute
qualche
filo si sfrangia sopra i sogni
molta
nebbia si versa dentro i passi
sui
gradini di gomma è sempre giorno
sempre
un suono sbandato si diffonde
siamo
ghiande scagliate dalle querce
con
lacrime intrise di corteccia
sul
fondo solo cardi e pozzi secchi
diradano le
impronte.
CAPPUCCETTO
ROSSO
Cappuccetto
rosso
ha
preparato la valigia in fretta il lupo aspetta alla stazione
con i biglietti in tasca
dal bosco uscirà allo scoperto
pattinando su chilometri di zucchero.
Cappuccetto
rosso
ha
lasciato in cucina un foglietto tra il piattino e la tazza
“Mamma non mi cercare
non voglio più vivere nel bosco”
NUVOLE
DI MERAVIGLIA
Rovescio
sul terrazzo
la
vecchia pelle. La scia furtiva delle comete
si lega alle promesse
che svaniranno all’alba.
Forse
basta
addensare
il respiro in nuvole di meraviglia
per germogliare poesia
e custodirne i lembi
fino al prossimo anno.
My relativees aⅼl thе time say thаt I аm wasting my time here at net, һowever I know I am gеtting know-how daily by readinng thes ցood articles.
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