giovedì 28 febbraio 2013

Davide Cortese



Davide Cortese è un giovane poeta siciliano, nato a Lipari nel 1974.  Si è laureato in lettere moderne all'Università di Messina con una tesi su "Le figure meravigliose nelle credenze popolari oliane". Ora vive e insegna a Roma. 

Nel 1998 ha pubblicato la sua prima silloge poetica, titolata "ES" (Edas, Messina), alla quale sono seguite le sillogi: "Babylon Guest House" (Libroitaliano, Ragusa, 2004), "Storie del bimbo ciliegia" (un’autoproduzione del 2008), “ANUDA” (Aletti Editore, Roma, 2011) e “OSSARIO” (Arduino Sacco Editore, Roma, 2012). 

I suoi versi sono inclusi nelle antologie "200 giovani poeti europei in nove lingue" (Edizioni CIAS, CLUB UNESCO), "Poliantea" (Edizioni Mazzotta), “A cuore aperto” (Accadueo) e in varie riviste cartacee e on line. Nel 2004 è stato protagonista del "Poetry Arcade" di Post Alley, a Seattle. Davide Cortese è anche autore di una raccolta di racconti: "Ikebana degli attimi" ( L'Autore Libri, Firenze, 2005) e di un cortometraggio: “Mahara”( 2004), che è stato premiato dal Maestro Ettore Scola alla prima edizione di EOLIE IN VIDEO.






Il libro è acquistabile a l seguente link:




Anuda (termine in dialetto eoliano che significa nudo)  è un libro ricco  di colore, di suoni, di versi. Ha il sapore delle terre del sud, visionario, ardito, ingenuo  e coinvolgente, dove la passione ha calde vibrazioni:

Sotto la pelle ho scorribande di inquietudini,/ migrazioni e fughe di desideri,/ vagabondaggi di tristezze./ Sotto la pelle, senza pietà,/ una solitudine di fuoco brucia/le mie brulicanti moltitudini.

Naturalmente in tanto fervore non tutto è perfettamente ordinato e omogeneo per qualità e stile, ma tutto è vivo, appassionato, con immagini folgoranti, associazioni inattese, vulcanico sentire. Ci sarà tempo per dare ordine e precisione geometrica ai versi. Per ora godiamoci questo spirito pellegrino, favolistico e visionario, questa vita da saltimbanco in cerca di nuove dimensioni, di verità  custodite da maschere e fantasie:

Saluto donne e bambini con la mano,/ mi mescolo a spaventapasseri e sentieri./ Giungo di fronte ad un giovane ciliegio/ e  chiedo :/“Quanta strada ancora per Amore?”

Come nella poesia latino-americana c’è fame di visioni e, insieme, di carnalità:

Sulle corde si muove una luce/ e sul mio volto una gioia nera/Ho solo una tragica/ fame di farfalle.

ma in più c’è un sapore intimo, sommesso, una richiesta di tenerezza e condivisione che sorprende e commuove.  

Non portare nulla con te./ Porta solo te / che null’altro ci serve./ Fuggiremo via.

E, in un'altra poesia:

Voglio tenere con me la mia storia/ e dimenticarla tra le tue braccia / Voglio rimanere e baciarti le labbra / e  prenderti le mani e danzare,

In questo, le difficoltà e la povertà, come negli amori veri, non sono di ostacolo, anzi diventano esse stesse poesia:

Ci siamo scaldati/ tra cianfrusaglie e pensieri,/ e fuori la notte taceva nel gelo./ Ci hanno scaldato il fuoco e l’amore,/ tra pareti di stracci e legno marcio.

Tutto questo vagabondare e cercare si conclude alla fine con un fantasmagorico corteo funebre su un carro trainato da due giraffe, accompagnato da tutti i fantasmi e le fantasie della sua vita, come ultimo sberleffo del poeta alla morte, orgogliosa affermazione della superiorità della sua poesia:

Una geisha infinitamente triste./ Una donna albina velata di nero./ Sulla sua mano una verdissima mantide religiosa/ Un marinaio a torso nudo sul cui petto è tatuata una clessidra alata./Un angelo con una fragola tra i denti./Un giovane Baba che cavalca un elefante…un mimo con una minuscola bombetta sul capo./…e tanti altri. 
Del resto il poeta nella precedente poesia aveva detto:

“il mondo esiste perché io esisto, e muore con me se io muoio.”



° ° ° °


Ho pelle di sera adesso,
il cuore cullato dal crepuscolo,
 un sorriso stanco e mite,
come una speranza arresa.
            Ma voglio esserci ancora
            perché da qualche parte ancora
.           qualcosa sorride ancora.
E posso esser vivo e qui,
con un fiammifero contro la notte.




° ° ° ° ° 

Il ragno sa
chi è il mercante di farfalle.
Il ragno ne conosce la voce di vento.
Sa che una farfalla si paga con l’attesa.
Conosce fin da bambino
un canto di silenzio sul mercante di farfalle.
Il canto si tace tessendo la ragnatela.
“il mercante turchese” recita il canto,
“si paga con le attese,
mai col pianto”.




° ° ° ° ° 




Tieni, bambino di pezza,
è una mela verde mela.
Ho le tasche piene di numeri
e volute di fumo nella testa.
Ti regalo una scatola di carta,
mettici dentro  quel che vuoi,
che tutto puoi metterci dentro.
Ho male alla vita, adesso.
Mettici dentro una scala,
mettici dentro i burattini,
quelli del Signor Sorry
che sanno scrivere versi.
Mettici la volta che cantammo al mare,
nella tua scatola di carta.
E’ un regalo per te,
piccolo mostro dolce.
Mi tremano le mani,
e le nuvole così scure.
Verrà la pioggia,
ometto.
Canta, canta per me.
Quella canzone degli orsi ballerini,
quella dei chiodi
e dei martelli monelli.
Ho le tasche piene di numeri,
numeri da chiamare
per affittare un tetto.
Tu ci giochi, con la mela,
folletto.
E il vento mi spinge sopra le nubi.
Mettici il vento
nella tua scatola di carta.
Poi chiudila,
 e col dito
intima il silenzio.
Mettici la scala dentro.
Quella a cui ti arrampichi contento
con la punta dorata tra le dita
da infilare su in cima
al tuo finto albero di natale.
Canta di chi scende dalle stelle.
Ho male qui, alla vita.
Ho male, dannato bambino.
Accarezzami con le tue mani, così.
Mettici il mio cuore
nella tua scatola di carta.
E digli di tacere,
di tacere per sempre.
Vai sotto l’albero,
quello sulla collina,
e scava una fossa,
 tesoro.
Scava piano,
che la pioggia tarderà,
e mettici la scatola dentro.
La tua bella scatola di carta.
Ho spirali che mi legano i pensieri
e hanno spine come fossero rose.
Vieni qui, diavoletto,
fatti baciare la fronte,
sei bello come il giorno,
così.



° ° ° ° ° 



Gioca con me a sorridere al buio.

Giochiamo a leccarci ferite di luce
agli angoli di strade sulla nuca del tempo,
schiudiamo nel vento le braccia calde
e giochiamo agli angeli che derubano il paradiso.
Chiudi gli occhi e solo con le dita
cercami sul volto il sorriso.




3 commenti:

  1. poesie bellissime; nuove e cortesemente crudeli!
    prima ci si ristora ma subito dopo il cerchio si chiude attorno ad una qualche misteriosa inquietudine. Il ritmo è notevolissimo!
    Gabriella Papini (info@gabriellapapini.com)
    che ama la poesia ma che, purtroppo, raramente la gusta

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  2. La bellezza è difficile, come diceva Pound. Ed è tanto faticosa da raggiungere per l'artista, per il poeta, quanto rara e difficoltosa da incontrare per chi ama la poesia e l'arte.
    Il "caso poetico" (e artistico) di Davide Cortese è, per il lettore appassionato, uno di questi casi assai rari (e davvero fortunati) in cui egli può, totalmente e in modo inaspettato, lasciarsi prendere, sprofondarsi, nella misteriosa e splendida profondità della poesia.

    A. C.

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  3. Complimenti Davide, sai dipingere con le parole!

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